
Il segreto di Marlon
Posted on July 1st, 2004 / Memoria / 0 CommentsSai cosa resta di un segreto non detto? Non è un qualcosa che si dissolve, come ci si potrebbe aspettare. No, resta lì, nell’ombra, brillando impercettibile, sfuggente, ma indomabile. Anche quando tutto intorno è buio e le parole non vengono più sussurrate, anche quando non c’è più chi possa custodirlo. Resta. Brilla. È lì che ci ricorda di noi, come una cicatrice silenziosa, come un respiro che si fa largo nel nulla. La notizia mi ha raggiunta come un’onda, lenta e inesorabile, proprio mentre stavo spegnendo la radio, quel gesto ormai automatico nel silenzio della sera che accompagna la fine della giornata. Marlon Brando è morto. Tre parole, dette senza enfasi, con la stessa freddezza di chi annuncia un acquazzone imminente, come se fosse qualcosa che doveva succedere, qualcosa che non ha bisogno di essere pianto. Ma in quelle parole c’era qualcosa che mi ha fermata, qualcosa che mi ha preso d’improvviso, come una mano invisibile che stringe forte il cuore. Ho messo le mani sul tavolo della cucina, cercando qualcosa di solido, qualcosa che mi radicasse, mentre sentivo il peso di una presenza che non avrei mai incontrato, ma che in qualche modo mi aveva segnata in un angolo nascosto della mia esistenza. Era come se fosse un vuoto che aveva preso forma.
Pensavo a lui, a quel sorriso sornione che sembrava sempre dire: «So qualcosa che tu non saprai mai». A quella sua capacità di essere grande senza sforzo, senza mai chiedere permesso. Brando non recitava. Esisteva. E quella sua esistenza, piena di ombre e luci, non si sarebbe mai potuta rinchiudere in un ruolo, in una sceneggiatura. Non si può dire addio a una leggenda. Eppure, il mondo sembra dimenticare in fretta. La memoria si sbiadisce, e così se ne va anche la grandezza, diventa un eco lontano. Ma io non voglio dimenticare. Non oggi. O forse è proprio per questo che scrivo, per tenere vivo il ricordo di quel piccolo frammento di verità che solo lui ha potuto offrire al mondo. Mi chiedo dove siano finiti i suoi segreti, le risate condivise in silenzio, i suoi sguardi profondi che dicevano più di mille parole. Quello che non abbiamo visto, quello che non sapremo mai. Forse è lì che si nasconde la sua vera grandezza, nei dettagli che nessuno potrà mai rivelare. Mi preparo una tisana. Non per necessità, ma per il rito, per quel gesto che dà senso a un momento sospeso. Il vapore caldo si alza lentamente, come se ogni filo d’acqua che si trasforma in vapore fosse una piccola preghiera. Il profumo del tiglio e del miele riempie la stanza, e in quel profumo c’è qualcosa di immutabile, qualcosa che non appartiene alla realtà che cambia, ma a un tempo che è già passato e che non tornerà. Fuori, la città continua a respirare con il suo ritmo impassibile. Un respiro che non ti aspetti, ma che è lì, sempre uguale, sempre uguale a se stesso. Ma dentro, in quella piccola casa, c’è un’altra realtà. È un mondo a parte. E mi vedo, con gli occhi di chi sa guardare dove gli altri non guardano, immaginando Brando seduto su una nuvola, a raccontare storie agli angeli. Forse ride, forse si arrabbia, forse parla di sé, ma di sicuro non smette mai di essere lui. Non smette mai di essere quella figura che non si può racchiudere, che non può essere etichettata. Mi chiedo, allora, se abbia lasciato qualcosa dietro di sé, qualcosa che non è mai stato detto, un segreto che vive tra le pieghe di quelle sue parole non dette, di quelle risate catturate nell’istante tra un ciak e l’altro. Qualcosa che non troverà mai spazio nei film o nelle biografie. Qualcosa che non finirà mai.
Mi affaccio alla finestra. Una luce fioca illumina un gatto che si muove furtivo tra i vicoli. È uno di quei dettagli che il mondo non nota, ma che io vedo con una chiarezza perfetta. Un gatto che si perde nella notte, un piccolo movimento che sfugge alla maggior parte degli occhi, ma che non sfugge ai miei. Perché so che ogni dettaglio, ogni sfumatura, ha un suo senso, se sei capace di guardarlo con l’intensità giusta. E allora mi chiedo, se anche noi non siamo altro che un dettaglio di questo mondo, qualcosa che passa e che, in un certo senso, non ha mai davvero la possibilità di restare. Non restano le cose materiali, non restano i premi o le vetrine in cui ci mettiamo per essere visti. Restano i segreti. Quelli che nessuno saprà mai. Le risate non udite. Le parole non dette. E quando ce ne andiamo, che cosa lasciamo? Riusciamo a vivere abbastanza intensamente da lasciare un’impronta che sfidi il tempo? Non è questione di grandezza. È questione di verità, di autenticità. Di ciò che siamo veramente, senza maschere, senza difese. E forse è proprio in quel segreto che siamo, o che non saremo mai, che si nasconde la nostra vera grandezza. Brando diceva che la sensibilità può distruggerti, che è meglio non sentire troppo. Ma io credo il contrario. Forse la forza sta proprio nel sentire, nel farsi permeare dalla vita anche quando fa male, quando le emozioni ti dilaniano. La forza non sta nell’essere impermeabili, ma nel restare vulnerabili, nel permettere alla vita di entrare e di ferirti, ma di continuare a vivere comunque. Perché vivere è questo. Non è rifugiarsi dietro i muri. È rimanere esposti, anche quando il vento fa male.
E tu? Sei pronto a custodire il tuo segreto? Sei pronto a lasciarlo brillare, a farlo vivere nel silenzio degli occhi di chi incontrerai? Perché, in fondo, siamo tutti solo una traccia di ciò che non abbiamo detto, di ciò che non abbiamo fatto. E in quel silenzio, nel non detto, nel segreto che continua a brillare anche quando non ci siamo più, si cela la nostra vera essenza.
The End.
• Remember me,
• Eclipse •