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Il respiro della semplicità

Ci sono momenti in cui ci perdiamo in un mondo che non è più il nostro.
Eppure, basterebbe fermarsi e respirare, per ritrovare la purezza di ciò che eravamo #

Le strade sono vuote questa mattina. Ma non lo erano allora, non quando avevo cinque anni e il mondo era un parco giochi senza fine. Mi viene in mente quella bambina con i capelli corti da maschiaccio, che pedalava senza paura, gli occhi spalancati sul mondo. Ogni cosa era un’avventura, e il traffico, il caos di cui parlano gli adulti, era solo un rumore distante, come un sussurro che non entrava mai nel mio piccolo mondo fatto di corse nel parco e risate a perdifiato. A cinque anni, tutto era un gioco, tutto era semplice, immediato. Non c’erano conti da fare, problemi da risolvere. La felicità era fatta di attese, quelle brevi, ma che sembravano estendersi nell’infinito.

Il cuore spezzato?. Quella parola non aveva alcun senso allora. Il cuore era un tamburo che batteva solo per risate, per sogni impossibili da spezzare. Un dolore per una sbucciatura al ginocchio si risolveva con una carezza e un bacio. Non c’era spazio per qualcosa che durasse più di un’ora. Il dolore non sapeva di eternità. Erano solo momenti che passavano e lasciavano il posto alla felicità del nuovo giorno. Ma dove è andato quel cuore? Dove sono finiti quei sorrisi puri, quelle attese senza paura?. I giorni da bambino, quelli che non tornano mai più. Crescendo, la vita diventa una lotta contro il tempo, contro la paura di non riuscire a fare abbastanza, di non essere abbastanza. Ci dimentichiamo della semplicità che ci faceva sorridere senza motivo. Ci dimentichiamo di come ogni fiore, ogni battito, fosse un miracolo a sé. Ogni passo verso l’età adulta sembra allontanarti un po’ di più da quella bellezza.

Quella bambina, che sono io, guardava il mondo come fosse un luogo perfetto. La felicità per lei era un atto di fede che non richiedeva spiegazioni. La mia felicità era in un gioco nuovo, nella promessa di una risata, in una carezza. Non sapevo che il mondo fuori avrebbe reso tutto più complicato, più pesante. Non avevo idea che le delusioni, le paure, le cicatrici emotive sarebbero arrivate. Ma c’era quella sicurezza: papà e mamma, con il loro amore che mi proteggeva da tutto, anche dal futuro che, allora, non esisteva ancora. Come posso tornare a quella purezza? Come posso fermarmi e sentire di nuovo il battito del cuore che non è ferito dalla vita? Non è facile. Crescendo impariamo a complicare tutto. Veniamo messi davanti a problemi che non avevamo previsto, e ci abituiamo alla paura, come se fosse una seconda pelle. Ma forse, la risposta è nel tornare a guardare il mondo con occhi di bambino. Non come una fuga, ma come una riscoperta.

C’è qualcosa di incredibile nell’imparare a vedere ancora la bellezza nelle piccole cose. Forse, non è mai troppo tardi per rivedere quel giardino segreto, per ascoltare di nuovo i sogni senza paura. C’è sempre una strada che ci riporta indietro, se solo scegliamo di seguirla. La felicità è ancora lì, da qualche parte, nascosta sotto il peso delle nostre complicazioni. Basta solo fermarsi un momento e ascoltarla. Ma ci fermiamo davvero mai? O ci lasciamo sopraffare dalla corsa, dalla paura di perdere tempo? Come possiamo ritrovare quella parte di noi stessi che abbiamo perduto? O forse, è proprio questo il vero obiettivo: non perderci mai più nella corsa, nei conti, nei “doveri”. Quando è stata l’ultima volta che ti sei fermato a sentire la bellezza della semplicità?

The End.

• Remember me •
• Eclipse •

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