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Il prezzo dell’infinito

Il cielo oggi è di un azzurro incantevole, immacolato, come se il mondo volesse darsi una pausa dalla tragedia di ieri. Ma il mio sguardo è inchiodato a quell’abisso azzurro, come se non potessi distogliere gli occhi da un qualcosa che mi chiama, mi sfida. Ieri il Columbia si è dissolto, un sogno in fiamme. E io sono qui, con il cuore pesante, la mente che corre tra le stelle e il respiro che sembra fermarsi ogni volta che penso a ciò che è stato perso: sette vite. Sette sogni. E nel vuoto che lasciano, mi trovo a chiedermi se davvero ne valga la pena. Ma la domanda resta sospesa. L’universo, indifferente e vasto, continua a osservare mentre noi tentiamo di piegare le sue leggi, come se potessimo domarlo. Non riesco a smettere di immaginare quei volti, quegli occhi pieni di speranza prima di salire a bordo. Cosa avranno provato in quei momenti finali? Forse una paura tremenda, ma anche una consapevolezza. L’orgoglio di aver scelto di sfidare l’impossibile. E il pensiero di quel momento in cui hanno capito che non sarebbero tornati… È una sensazione che mi paralizza, un peso che sento nel petto. Non siamo invincibili, nonostante la nostra sete di progresso, la nostra convinzione di essere più forti del destino. Ogni errore, ogni passo falso, ci ricorda che siamo fragili. La perfezione, alla fine, è solo un miraggio. Eppure, in questo fallimento, in questa consapevolezza, c’è qualcosa che ci rende umani. E forse è proprio questo che ci spinge a non fermarci mai.

Perché ci spingiamo oltre? È solo arroganza? O forse è qualcosa di più profondo, qualcosa che riguarda lo spirito umano, incapace di accontentarsi del conosciuto, di ciò che è certo? La Terra, così piccola e prevedibile, non basta per le nostre ambizioni. Esplorare è la nostra ribellione, è la nostra sfida al destino. Ma quando il prezzo è così alto, quando perdiamo vite, ci chiediamo se ne valga davvero la pena. Eppure, in fondo, la risposta è sempre sì. Perché fermarsi significherebbe tradire non solo i nostri sogni, ma anche quelli di chi ha sacrificato la propria vita per qualcosa di più grande. Mi viene in mente una frase che lessi quando ero bambina: “Non ci sono fallimenti, solo passi verso la scoperta.” Ma oggi il cuore pesa. Perché, nonostante questa convinzione, c’è qualcosa che fa male. Ogni viaggio ha un rischio, ogni decisione ci porta verso un punto di non ritorno. Ma non possiamo smettere di andare avanti. Il Columbia non è solo una pagina di storia: è un monito. Non fermarti, ma sii consapevole. Perché è proprio questa consapevolezza che ci permette di continuare a guardare le stelle, ma con una nuova determinazione. Una determinazione che non cancella il dolore, ma che lo trasforma in coraggio.

Mentre il sole tramonta, tingendo il cielo di rosso e oro, mi rendo conto che abbiamo nelle mani la scelta di come affrontare ciò che ci viene tolto. Possiamo arrenderci alla paura, o possiamo trasformarla in forza. Onorare chi abbiamo perso continuando a spingerci oltre. Il prezzo dell’infinito è alto, ma è proprio questo che lo rende prezioso. Ogni passo verso l’ignoto è un tributo a chi ha avuto il coraggio di sfidare il cielo. E mentre la notte avanza, il mistero e la promessa di nuovi mondi ci attendono. E così, domani sarà un altro giorno, con un cielo che ci invita ancora. Noi, qui, pronti a raccogliere la sfida. Il sacrificio di chi è caduto ci spinge a continuare, perché è questo il significato del progresso: non arrendersi mai, imparare dai nostri errori, e continuare a guardare le stelle, con occhi pieni di meraviglia. E mentre il mondo dorme, io resto sveglia, fissando quel cielo che ci ha preso tanto ma che promette ancora di più. Il prezzo dell’infinito è alto. Ma la ricompensa… la ricompensa è l’eternità stessa. Cosa ne sarà di noi, di questo cammino che non ha mai fine? E chi, davvero, deciderà dove portarci?

Roses.
Remember me,
Eclipse

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