Il Perdono, un Sogno Impossibile

Il Perdono, un Sogno Impossibile

Posted on March 18th, 2001 / / 10 Comments
Spiritualità & Fede Uncategorized / Feeling at 2:16 pm

Domenica mattina. L’aria è umida, la luce filtra tra le tende, ma non riesce a spezzare il grigio che copre tutto. Sento il rumore dei passi di qualcuno che si avvicina, la porta che si chiude dietro di me. Il profumo di cera bruciata, l’odore di incenso che avvolge il corpo. Mi siedo, il banco duro contro la schiena. La voce del sacerdote si fa sentire, leggera, ma decisa, quasi come una melodia che non riesce a risuonare fino in fondo. Parla di perdono. Non lo sento subito, non mi arriva subito. C’è qualcosa che mi sfugge, come se le sue parole fossero fatte di una sostanza che non mi appartiene. Forse il perdono è una cosa troppo grande per essere compresa senza il dolore giusto, o forse non c’è niente da capire. Il suo viso è serio, ma i suoi occhi non brillano. È come se ogni parola fosse pesata, come se ne avesse parlato già troppe volte, come se avesse dato tutto di sé senza ricevere nulla in cambio. Ed io, seduta lì, non so se il perdono esiste davvero o se è solo un concetto che si aggira nell’aria, come una nuvola di fumo che non lascia traccia. “Perdonare è liberarsi”, dice. Ma mi chiedo, davvero? Liberarsi da cosa? Dalla rabbia, dal rancore? O semplicemente da una ferita che non si è mai rimarginata? Non lo so. La verità è che non credo alle parole vuote, eppure mi trovo lì, in silenzio, come se il silenzio fosse l’unica risposta possibile.

C’è un uomo davanti a me, ha il volto stanco, le mani incrociate in grembo. Non lo guardo troppo, ma sento che ha qualcosa da dirmi, qualcosa che non ha detto a nessuno. Forse anche lui sta cercando di capire. Forse anche lui è come me, confuso, perso tra le pieghe di un mondo che sembra non volerci concedere tregua. Eppure siamo lì, tutti e due, a cercare una via di fuga, un’uscita, una salvezza che non sappiamo come chiamare. Non è mai stato facile perdonare, ma mi chiedo se sia mai possibile farlo davvero. Il sacerdote ripete, le sue parole rimbalzano contro le pareti, ma non le prendo. Non è colpa sua, è la mia paura che mi tiene lontana. Non posso perdonare, perché non so cosa significa veramente. Nel silenzio che segue, c’è una risonanza, qualcosa che mi vibra dentro, qualcosa che mi ricorda di non chiudere gli occhi, di non arrendermi ad un’idea che mi è stata imposta. Il perdono non è per gli altri, lo capisco ora. È per noi stessi, per liberarci da una prigione che abbiamo costruito. Ma è una prigione che ancora non so come abbattere. La luce filtra, ma è come se non fosse mai abbastanza per sciogliere l’ombra che mi tiene ancorata a questo banco, a questa chiesa, a questo momento che non sembra mai finire.

Sento il mio respiro, il battito del cuore che mi pulsa nelle orecchie. Tutti questi suoni si mescolano, si fondono. La voce del sacerdote è lontana, ma le sue parole rimangono, mi pungono, entrano nel mio corpo senza chiedere permesso. “Perdonare è una scelta”, dice. Eppure, cosa succede quando non siamo pronti a scegliere? Cosa succede quando la ferita è ancora aperta, quando il sangue non ha smesso di scorrere? Non so se ho la forza di fare quella scelta. Non so se posso. Il pensiero di perdonare qualcuno che mi ha ferita sembra una montagna troppo alta da scalare. Mi guardo intorno, il volto degli altri è impassibile. Forse sono tutti più forti di me. O forse, semplicemente, non è mai stato necessario perdonare loro. Forse il perdono è solo una parola che non significa nulla. Esco dalla chiesa, il freddo mi accoglie. Il rumore delle scarpe sulla pietra, il vento che scuote i rami degli alberi. Non so se oggi sono più vicina al perdono, ma so che c’è qualcosa che non si è ancora detto, qualcosa che resta sospeso nell’aria. Non posso sfuggire alla sensazione che il perdono, proprio come tutte le cose grandi, sia in realtà un lungo cammino, che richiede tempo, pazienza e una pazza speranza. Un cammino che non finirà mai, che avrà sempre una curva più da percorrere, una montagna da scalare. Eppure non si smette mai di cercare, anche se la strada è incerta, anche se il cielo sembra sempre troppo scuro. Il perdono è qualcosa che si costruisce ogni giorno, ma come posso sapere se è davvero possibile?

PERDONARE.
Remember Me,
Eclipse

10 Responses


  1. Luca77

    Il perdono è una debolezza. Non è il perdono che ci rende forti, ma la capacità di non permettere agli altri di ferirci. Chi perdona è già sconfitto.

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  2. Eclipse

    Ciao Luca77, grazie per il tuo pensiero. La tua visione della forza è interessante, ma a volte non è la resistenza a rendere forte, ma la capacità di non portare il peso del rancore.

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  3. Saturno7

    Forse il perdono non esiste. Forse è solo una parola che ci costringiamo a usare per rendere più accettabile la nostra debolezza. Perdonare significa accettare di essere vulnerabili, e non so se posso farlo.

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  4. Eclipse

    Ciao Saturno7, grazie per il tuo pensiero. Il perdono è certamente legato alla vulnerabilità, ma non è una debolezza. È una forza che ci consente di andare oltre ciò che ci ferisce.

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  5. GenovaGirl

    Il perdono non è per me. È una condizione che mi impone di accettare qualcosa che non voglio. Non è un atto di coraggio, ma di debolezza. Il dolore va affrontato, non dimenticato. Non posso dire di aver perdonato chi mi ha ferito. Non lo farò mai.

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  6. Eclipse

    Ciao GenovaGirl, grazie per il tuo commento. Hai ragione, non c’è nulla di debole nel non voler perdonare, piuttosto un atto di resistenza. La via del perdono è spesso più complicata di quanto sembri, e non tutti scelgono di percorrerla.

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  7. SoulAlessandra

    C’è una bellezza dolce nel perdono, ma è una bellezza che fa male. Lo sento come un dolore che mi spinge a superare la paura. Ma non è facile, e non so se arriverò mai a comprenderlo davvero. Forse è solo un sogno impossibile, come dici tu.

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  8. Eclipse

    Ciao SoulAlessandra, grazie per il tuo pensiero così profondo. Il perdono può sembrare impossibile, ma spesso è un sogno che ci aiuta a vivere con un po’ meno peso. Non c’è fretta, né obbligo di capirlo completamente.

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  9. Marcolino

    Il perdono è una forzatura. È come chiedere di dimenticare, di rinunciare a tutto ciò che ci ha fatto diventare ciò che siamo. La sofferenza è parte della vita, e non c’è nulla da “perdonare” se non la propria debolezza.

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  10. Eclipse

    Ciao Marcolino, grazie per il tuo pensiero. Capisco la tua visione della sofferenza come parte di noi, ma a volte il perdono è più che un atto di dimenticare. È una scelta che può essere fatta senza rinunciare a ciò che siamo.

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