Il Giorno in Cui Il Mondo Crolla

Il Giorno in Cui Il Mondo Crolla

Posted on March 25th, 2001 / / 20 Comments
Viaggio & Tempo / Feeling at 5:00 pm

Il Giorno in Cui Tutto Cambia: Il Terremoto della Mia Infanzia #

Ricordo quel giorno, ma non è facile farlo. Avevo sette anni, ma sembra una vita intera fa. Non è stato un giorno come gli altri, eppure c’era una calma inquietante in quello che stava succedendo, come se il mondo stesse cambiando senza chiedere permesso, senza avvisarmi. Non c’era pioggia, ma sarebbe stato più facile se ci fosse stata, se almeno il cielo avesse condiviso il dolore che sentivo. Invece, c’era solo il rumore della TV in sottofondo, che sembrava voler far sparire il resto, quel resto che non riuscivo a ignorare, a fermare. La voce di mia madre, che rompeva ogni silenzio con urla che non avevo mai sentito, e lui… lui che l’afferrava per il collo, come se volesse strangolare non solo lei, ma anche tutto ciò che eravamo. Quel gesto, quella violenza, non l’ho mai dimenticata. Non c’era sangue, ma c’era un dolore così tangibile che ho sentito di non poter più respirare, di non poter più essere al sicuro, di non avere più un posto dove rifugiarmi.

Io, fragile come un fiore, che non sa dove andare, mi rannicchiai dietro il divano, sul pavimento. La sensazione del freddo, l’odore del legno, l’odore della paura che permeava l’aria, tutto mi rimaneva addosso. Cercavo di coprirmi le orecchie, di non sentire, di non essere coinvolta. Forse pensavo che non sentirli mi avrebbe protetta, che bastasse chiudere gli occhi per fermare tutto. Ma non serviva. Il suono di quel dolore, quella rabbia che non mi apparteneva, era più forte dei miei tentativi. Si insinuava sotto la pelle, consumava i miei pensieri. Non avevo parole per capire, ma il mio corpo le sentiva, le sapeva, le viveva. Non era un suono che andava via, non c’era scampo. L’unico desiderio era che tutto finisse, ma sapevo, nel profondo, che non sarebbe mai finito. Mi sentivo come se fossi intrappolata in un uragano che non faceva rumore, ma che faceva a pezzi ogni cosa intorno a me. Poi lui se n’era andato, e io rimasi, con l’eco di quelle grida che non smettevano mai di risuonare. Ma non se ne era andato davvero, non quel giorno. Portò via la sua divisa, la sua pistola, e un pezzo di noi. E io rimasi sola a cercare di capire cosa fosse successo, come qualcosa che sembrava tanto irreale fosse invece diventato il mio mondo. Eppure, tra quel dolore, c’era una sensazione più profonda che non riuscivo a spiegare. La sua assenza, il suo vuoto, mi schiacciava, ma mi trovavo a cercare anche l’odore della sua pelle, quel ricordo che mi avrebbe mantenuta aggrappata a qualcosa che sembrava essere andato via. Per mesi dormii con il suo cuscino, tentando di trattenere un po’ di lui, di sentire qualcosa che mi rassicurasse, come se fosse possibile che lui fosse ancora lì. Ma non lo era. Non c’era più. E quel vuoto che sentivo mi consumava più di ogni altra cosa. Non c’era ritorno, non c’era riparo. Eppure, nonostante tutto, cercavo di respirare.

Ricordo che ogni angolo della casa aveva un peso diverso. La sua assenza sembrava aver preso il posto di tutto ciò che era stato nostro, e in ogni angolo, nei muri stessi, sembrava esserci una frattura che non sarebbe mai stata riparata. Ma il peggio non era stato il giorno in cui lui se n’era andato, ma quello che era successo dopo. Quello che non potevo comprendere, quello che non avrei mai potuto cambiare. Il ricordo di quella scena mi ha segnato, ma la sua ombra mi è rimasta dentro, come una parte di me che non posso mai più rimuovere, come se la violenza, quel gesto, avesse scritto qualcosa di indelebile dentro la mia pelle. Non so se per davvero posso spiegare cosa significasse essere quella bambina in quel momento, quella che non riusciva a capire, quella che si nascondeva dietro un divano, ma che sentiva ogni battito del cuore che veniva strappato via, come un sogno che non sarebbe mai tornato. Ed oggi, a distanza di anni, non c’è più il dolore di un corpo che scotta, ma c’è l’impronta di quella notte, di quelle grida, e di quella solitudine che non è mai più andata via. Rimane sospesa, nella mia mente, come qualcosa che non posso toccare, ma che mi abita comunque. Non è una cicatrice visibile, ma è lì. E forse non sarà mai un ricordo che troverà pace, perché ogni volta che ci penso, mi sembra di non aver mai smesso di essere quella bambina, nascosta, fragile, che ha visto la fine di tutto e non ha trovato mai il coraggio di fermarsi. Un dolore che cresce, che si fa spazio, ma che non mi ha mai spezzato completamente. Un dolore che vive dentro, che è diventato il mio cammino, senza fine.

INFANZIA.
Remember Me,
Eclipse

20 Responses


  1. GiuliaF

    Le tue parole mi hanno lasciato senza fiato. Ogni volta che leggo qualcosa che tocca così profondamente, mi sembra di sentire il dolore che hai vissuto. Non so se riesco a capire veramente il tuo dolore, ma ti posso dire che ci sono momenti in cui sembra che il mondo intero crolli sopra di te, come se non ci fosse via di scampo. La bellezza di questo racconto, però, è che c’è sempre una speranza che emerge, anche se sembra impossibile. Non so come, ma alla fine ce la si fa, anche se con cicatrici. Ti abbraccio.

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  2. Eclipse

    GiuliaF, il tuo commento è pieno di una dolcezza che riscalda. La speranza è fragile, ma quando riesce a emergere è la nostra forza più grande. Il dolore lascia le cicatrici, ma spesso è proprio da quelle che impariamo a vivere. Grazie per la tua sensibilità.

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  3. ElenaRosa

    Leggere quello che hai scritto è stato come un pugno nello stomaco. La violenza che descrivi, il terrore che trasmetti, sono emozioni che non dovrebbero mai appartenere a nessuno. Ma la tua scrittura è straordinaria, hai trovato la forza di raccontare qualcosa che altri avrebbero nascosto. C’è una forza incredibile nelle tue parole, una forza che ti fa sentire che, nonostante tutto, si può sopravvivere. Grazie per non aver taciuto, per aver scritto questa verità.

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  4. Eclipse

    ElenaRosa, le tue parole sono forti come il racconto che ho scritto. La verità non ha paura, e la scrittura è il nostro modo di fare sentire quella verità. Grazie per aver colto la forza che si nasconde in queste parole.

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  5. EmaRiviera

    Non è facile leggere certe cose, ma trovo che la tua capacità di raccontare questo episodio con tanta verità e senza paura mi faccia riflettere. Sono cose che nessuno dovrebbe mai vivere, eppure capita. La solitudine di quel momento, l’idea di non avere un posto sicuro dove rifugiarsi, è un’immagine che non dimenticherò. La tua scrittura è una testimonianza di sopravvivenza, ma anche di consapevolezza, ed è proprio questo che mi ha colpito tanto. Grazie per aver condiviso un frammento così intimo della tua vita.

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  6. Eclipse

    EmaRiviera, la tua osservazione sulla solitudine di quei momenti è così potente. Non è mai facile affrontare la verità, ma credo che solo nel momento in cui la affrontiamo possiamo davvero sopravvivere. Grazie per le tue parole profonde e riflessive.

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  7. SoulAlessandra

    Le tue parole hanno aperto una ferita che pensavo fosse guarita da tempo. La paura, quel freddo terribile che si insinua dentro di te, è qualcosa che non puoi mai dimenticare. Ho vissuto momenti di solitudine, ma niente è paragonabile a quello che hai descritto. La violenza lascia segni invisibili, segni che non si vedono, ma che ci sono, e che sono più forti di ogni altra cosa. Non è facile parlarne, ma tu l’hai fatto con una sincerità che mi ha toccato profondamente. Grazie per aver condiviso un pezzo della tua vita, mi fa sentire meno sola.

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  8. Eclipse

    SoulAlessandra, il tuo commento è un abbraccio silenzioso che mi arriva dritto al cuore. La solitudine che si prova in momenti così è difficile da spiegare, ma tu l’hai fatto con una delicatezza che solo chi l’ha vissuto può comprendere. Grazie per essere qui con me in questo viaggio.

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  9. Riot Brescia

    Questo è il vero dramma, quello che ti scava dentro. Non ci sono parole, ma solo il vuoto che resta dopo una violenza che ti segna per sempre. La rabbia è la prima cosa che provi, e poi c’è la consapevolezza che nulla sarà mai come prima. È il tipo di dolore che ti cambia, che ti stravolge, che ti rende diverso. Queste cose non le si dimentica, restano dentro. Non puoi evitarle, ma puoi solo affrontarle. Ed è esattamente questo il punto. Non ci sono soluzioni facili, solo la realtà che ti colpisce come un treno.

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  10. Eclipse

    Caro Riot Brescia, la tua riflessione è cruda, ma così vera. Il dolore che cambia chi siamo, che ti scuote e non ti lascia mai. Non ci sono soluzioni facili, lo hai detto bene, ma è in quel buio che a volte impariamo chi siamo veramente. Grazie per aver condiviso il tuo pensiero.

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  11. MetalManzoni

    Mi ha colpito la brutalità di quello che hai descritto, quella violenza che arriva senza preavviso e che ti travolge. Ho vissuto momenti difficili, ma questo è qualcosa di diverso, qualcosa che ti cambia a livello profondo, come una ferita che non smette mai di sanguinare. Non è facile parlarne, ma la tua scrittura mi ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale non dimenticare, non lasciarsi sopraffare. A volte la vita ti colpisce così duramente che sembra impossibile rialzarsi. Ma bisogna farlo. È l’unico modo per non restare schiacciati dalla paura.

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  12. Eclipse

    MetalManzoni, la tua visione del mondo è dura, ma incredibilmente realistica. Hai ragione, la vita colpisce senza pietà, ma il rialzarsi è quello che ci permette di non restare nel buio. Grazie per le tue parole, sono un richiamo a non cedere mai.

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  13. GenovaGirl

    La violenza di quei momenti, quell’improvviso sprazzo di caos che squarcia ogni normalità, è qualcosa che difficilmente si può spiegare. Ma tu lo hai fatto con una forza e una lucidità che mi hanno colpito profondamente. Non c’è nulla di più devastante che essere testimoni di qualcosa di così brutale, soprattutto quando si è così piccoli e vulnerabili. Ti ammiro per come hai trovato il coraggio di raccontarlo, anche se immagino che non sia stato facile. È vero, non si dimentica mai, ma il ricordo di quella paura è il segno che siamo sopravvissuti.

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  14. Eclipse

    GenovaGirl, la tua riflessione è come un colpo di spillo che arriva dritto al cuore. Raccontare è un atto di coraggio, sì, ma è anche un modo per non lasciarci consumare dal peso del ricordo. È quello che abbiamo dentro che ci definisce, e non quello che ci è successo. Grazie per le tue parole, davvero potenti.

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  15. IronVox

    Non c’è niente di più devastante di un’esperienza come questa, che ti segna nel profondo. Ho provato a immaginare la paura che devi aver provato, ma è difficile. La scrittura, però, ti dà una voce che, purtroppo, molte persone non hanno. Eppure, attraverso le tue parole, c’è una forma di riscatto. È come se la violenza avesse voluto spegnerti, ma tu sei riuscita a brillare attraverso il tuo racconto. È straordinario, anche se doloroso. Grazie per aver condiviso.

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  16. Eclipse

    IronVox, il tuo commento è una riflessione sul potere della scrittura. È vero, la parola diventa la nostra luce in un momento di buio, e ogni racconto che condividiamo è un atto di riscatto. Grazie per averlo visto così chiaramente.

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  17. CuoreRoveto

    Sono rimasto colpito dalla tua capacità di raccontare la paura, il dolore, e l’angoscia di un momento che nessuno dovrebbe mai vivere. Eppure, nonostante tutto, sembra che ci sia una forza dentro di te che riesce a non farti soccombere. Non so come fai, ma il modo in cui riesci a far vedere la verità dietro le parole è qualcosa che mi fa pensare. È bello che tu condivida con noi la tua esperienza, anche se difficile, perché mi fa capire che non siamo mai davvero soli, anche nei momenti più bui. Grazie.

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  18. Eclipse

    CuoreRoveto, la tua riflessione è piena di speranza. Quella forza che percepisci è in realtà la forza che emerge anche nei momenti più oscuri. Non siamo mai soli, perché, alla fine, è proprio nel dolore che spesso troviamo il nostro vero coraggio. Grazie per aver colto questa parte del mio racconto.

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  19. VibeZena

    A volte non sappiamo come reagire davanti a certi racconti, ma la tua sincerità mi ha colpito. Ogni parola che hai scritto ha avuto un impatto, ed è bello che tu abbia trovato il coraggio di raccontarlo. Non è facile parlare di violenza e dolore, ma è attraverso queste storie che possiamo aiutare gli altri a capire. Per quanto difficile possa essere, è un passo importante per guarire. Capisco ora il tuo non voler amare. Ti ringrazio per averci dato un po’ di te, per aver condiviso una parte così profonda e privata della tua vita.

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  20. Eclipse

    VibeZena, la tua delicatezza nel commentare mi colpisce ogni volta. La condivisione di una storia dolorosa non è mai semplice, ma è anche l’unico modo per rompere il silenzio e permettere ad altri di capire. Grazie di cuore per il tuo pensiero.

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