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G8: La farsa incombe

#vortice. Mi sveglio, ma il sonno non vuole lasciarmi. È come se il mondo stesse respirando con me, lentamente, come se ogni battito fosse un respiro che non finisce mai, eppure c’è qualcosa nell’aria che mi fa sentire il peso di un attimo che sta per arrivare. Oggi è un altro giorno che non posso ignorare, eppure è come se già sapessi che non sarà come gli altri. Genova. Il G8. E io sono qui, a Loano, lontano da quella città, ma nel mio corpo, la distanza sembra annullarsi, sembra che la città stessa stia respirando dentro di me. I potenti sono in viaggio, i “potenti” del mondo, e si preparano a scendere in una Genova che, già da giorni, è stata trasformata in una fortezza. Come se l’incontro tra queste menti illuminate fosse la salvezza di tutto ciò che crolla. Mi chiedo, però, cosa aspettano davvero? Cosa sta per accadere in quella stanza chiusa, in quel teatro in cui le promesse si mescolano con il fumo dei sigari e il rumore delle monete che tintinnano nei loro vestiti impeccabili.

Ma chi sono, questi potenti? Lo so, lo sappiamo tutti: sono quelli che non sentono il nostro respiro, che non vedono i nostri occhi pieni di speranza e dolore. Parleranno, certo, ma di cosa? Di povertà? Di diritti umani? Di disuguaglianza? Non credo. Non più. La loro è una farsa che ormai conosciamo, una farsa che non ha mai cambiato nulla. A Genova, non si discuterà di chi ha fame, di chi non riesce a pagare le bollette, di chi è rimasto indietro. Si parlerà di globalizzazione, quella che calpesta i sogni, quella che annienta le tradizioni, che ha ridotto il futuro in polvere. E questi uomini, seduti in quei palazzi di vetro, non vedranno mai la polvere che s’insinua nei cuori delle persone, non vedranno mai chi è rimasto a guardare, chi ha paura. E mentre loro sono lì, con le loro facce impassibili, a discutere tra una coppa di champagne e l’altra, le piazze di Genova saranno invase. Non da loro, ma da noi. Da chi ha visto l’oscurità crescere nella propria vita, da chi ha lottato, ma ha capito che questa lotta non è mai stata per noi. Siamo noi che scenderemo in strada. Saranno i nostri corpi che combatteranno contro una realtà che ci ha spogliati di ogni speranza. E li chiameranno violenti, li chiameranno radicali, ma non sono loro il problema. Noi siamo il problema. La nostra rabbia, che ha preso forma, che è diventata una risposta silenziosa, eppure fragorosa, a tutto ciò che è rimasto irrisolto.

Eppure, non voglio essere cinica. Non voglio credere che anche questo, come tutte le altre volte, finirà con un altro vertice inutile. Non voglio credere che anche Genova finirà in un abbraccio di falsità e promesse che svaniranno al primo respiro della realtà. Ma la verità è che il sistema non cambierà. Questi uomini e queste donne, i “potenti”, continueranno a fare quello che hanno sempre fatto: accumulare potere, ricchezza, e ignorare il dolore di chi non ha niente. E noi resteremo qui. Noi continueremo a guardare, a soffrire in silenzio, a chiederci se davvero c’è un modo per fermare questo vortice che ci sta risucchiando. Mi chiedo, lo capiranno mai? Lo capiranno mai che quello che accadrà a Genova non è la fine, ma l’inizio di qualcosa che non possono controllare? Un inizio che ci travolgerà, ci cambierà, ci farà chiedere dove andremo. Ma non c’è risposta. Non c’è mai stata una risposta. E così continueremo a camminare, in questo lungo viaggio che non ha mai fine.

G8 Genova.
Remember me,
Eclipse