
Furti di Speranza Sottile
Posted on November 23rd, 2008 / Rivelazioni / 0 CommentsQuando ciò che è prezioso viene sottratto #
Ci sono giorni in cui il mondo sembra rubare qualcosa di intangibile, qualcosa che non potrai mai restituire. Non è il portafoglio che scompare, non è il telefono che si rompe, ma è qualcosa che ti definisce, che ti rende quella che sei. La sensazione è bruciante, un dolore che non può essere descritto, ma che ti divora lo stomaco come un fuoco che non si spegne mai. Quella cosa che ti è stata tolta, non potrai più riprenderla.
Ogni piccolo furto è una crepa nella nostra resistenza, un segno che ci ricorda la nostra vulnerabilità, che ci riporta alla realtà, nuda e cruda. Ti ricordi il momento in cui ti accorgi di essere stata derubata? Quella sensazione di vuoto, quel non sapere come fare a riprendere fiato, come se ti fosse stato strappato qualcosa che pensavi fosse parte di te. Non è mai solo un oggetto. È una parte di te che non ritorna, che non puoi recuperare, che ti lascia con un cuore che batte forte ma senza direzione.
Non è solo il dolore fisico, è la ferita profonda nell’anima. Ogni volta che qualcuno ti priva di qualcosa che amavi, il mondo cambia. Non per sempre, ma cambia. E ti lascia a riflettere, a chiederti: «Quanto ancora riuscirò a sopportare?». Il tempo non guarisce, il dolore rimane, e con esso, un senso di impotenza che non si placa. Ogni piccolo furto ci prepara, forse, a qualcosa che non conosciamo. Forse ci insegna a riconoscere cosa è davvero importante, a lasciar andare quello che non possiamo trattenere. Ma, nel mentre, restiamo con il nostro vuoto e le nostre cicatrici invisibili. La lotta è nella resistenza, nell’essere pronti a ricominciare da ciò che ci è rimasto, nella capacità di riconoscere ciò che siamo, nonostante tutto.
Mentre cammino per la città, sento il profumo del fumo, un odore pesante che mi entra nei polmoni, mescolato all’aria fredda di novembre. È una sensazione di oppressione, che si aggiunge al mio malessere interiore. Le luci dei negozi illuminano la strada, ma non riescono a dissipare quel senso di oscurità che mi avvolge. La città, viva e frenetica, è distante da me. Mi sento un passo indietro, come se stessi osservando la vita da una finestra senza poter partecipare. Il solarium, il luogo dove passo le ore a cercare un senso in una routine che ormai è diventata quasi automatica, sembra un altro mondo. Ogni cliente che entra mi sembra più lontano, più irraggiungibile. A volte mi chiedo se anche loro provano lo stesso senso di solitudine. Forse no. Forse, per loro, è solo una visita veloce, uno spazio di svago, ma per me è diventato una prigione. Un luogo dove mi perdo, senza trovare mai la chiave per uscire.
Il silenzio che mi circonda non è mai pieno di pace, ma di domande senza risposta. Ogni giorno, un nuovo furto. Mi fermo un attimo, guardo l’orologio. Le 23:51. Sono qui, eppure, non ci sono. Non c’è parte di me che sia veramente presente in quel momento. Mi manca qualcosa, e non so se potrò mai recuperarlo. Ma continuo a respirare, come se il solo respiro fosse sufficiente. Come se il continuare ad andare avanti, nonostante tutto, fosse la sola risposta che posso dare a tutto ciò che ho perso. Quello che perdiamo non ritorna mai. Come riusciremo a rimanere comunque interi, nonostante tutto? Come possiamo ricostruire noi stessi dopo un furto di speranza?
Non rispondo, non cerco risposte. La domanda resta sospesa, e forse è giusto così. Perché certe risposte, forse, non sono per noi. O forse lo sono, ma dobbiamo essere pronti a riceverle quando il tempo sarà giusto. Ma per ora, resto con il mio dolore, con il mio silenzio, e con quella domanda che continua a bruciare.