Settembre è una soglia. Un passaggio senza rumore, ma che lo senti. Un respiro che ti attraversa, come il vento leggero che sposta l’aria senza farsene notare, ma basta poco per accorgersi che il mondo cambia, anche se niente sembra mutare. Cammino tra i vicoli, e l’aria ha quel sapore che non riesco mai a definire, ma che è sempre stato lì, come una promessa sospesa. La luce si fa più debole, come se stesse iniziando a stancarsi di brillare così intensamente. È una luce più calda, ma più sfumata, che si fa largo tra le ombre. Si nasconde dietro gli alberi, si riflette negli specchi d’acqua, e poi scompare, proprio come il pensiero che non riesci a fermare, che ti scivola via quando provi a prenderlo. «È la fine o è solo l’inizio?» Cammino, senza fretta, ma con un peso dentro. Non è un peso fisico, ma un pensiero che non si allontana, che ritorna come una cicatrice che non si chiude mai. Le foglie cominciano a cadere. Non sono tristi, no. Non è tristezza, è solo una trasformazione, come se il mondo avesse bisogno di cambiare forma per sopravvivere, per resistere al tempo. Ogni foglia che si stacca dal ramo è una storia che si srotola, un passo che si fa da parte. Non posso ignorarle. Le vedo, le sento, mi parlano con il fruscio silenzioso della loro caduta. «Non c’è mai niente che finisca davvero, giusto?»
La giornata si accorcia. Come un respiro che si fa più corto, ma non meno intenso. Ogni tramonto porta con sé un abbraccio segreto, un gesto di chiusura che non lascia spazio a illusioni. La luce, che prima accarezzava tutto, ora sparisce più in fretta, lasciando posto alla notte. È sempre stato così, ma ogni anno sembra un po’ più doloroso, come se il cielo avesse più segreti da nascondere. Le stelle sembrano più distanti, più difficili da afferrare. Ma il tramonto non chiede scusa. Non si ferma. È l’ora in cui tutto si svela, anche se non lo vogliamo. Eppure, c’è qualcosa di affascinante in questo, una bellezza crudele che mi invita a guardare oltre. «Cosa sta finendo davvero?» Raccogliere mele è un gesto che mi riporta al passato, a un tempo in cui tutto sembrava più semplice, ma in fondo lo sapevo, anche allora: non lo era. Ogni frutto che tocco ha una consistenza diversa, come se ogni stagione fosse una promessa che non si mantiene mai fino in fondo. Mi fermo un momento, e sento il respiro di chi ero, di chi sono diventata. C’è qualcosa di intricato in questa riflessione, come se il tempo mi avesse insegnato a raccogliere solo ciò che resta, ciò che conta, senza mai fermarmi troppo su ciò che non posso trattenere. «Non è forse questo il segreto?»
La sera si fa rifugio, ma non offre mai la protezione che mi aspetto. Non è calore, ma una promessa di sicurezza, che sfuma quando la guardi troppo a lungo. C’è qualcosa nel vento che arriva, che non è solo esterno. È dentro di me, e mi fa pensare a quanto tutto sia fragile, a quanto sia facile credere che le cose possano restare, quando invece sono destinate a scivolare via. La sciarpa che mi avvolge è come un abbraccio che non sa fermarsi, ma mi chiedo se questo basterà a fermare il freddo che arriva, fuori e dentro. «E se fosse proprio il freddo ad avere la risposta?» Cammino nei boschi, sotto il cielo che cambia colore, sotto rami che si sfilano, ma non si spezzano mai. C’è qualcosa di sacro nella natura che non posso ignorare, che mi parla in silenzio. Ogni passo che faccio sembra risuonare come una nota in una melodia che non smette mai di suonare, una melodia che esiste da sempre. Io, invece, mi sforzo di ricordare. Mi sforzo di non dimenticare chi sono stata, chi sono, e chi potrei diventare. Ogni passo è come un segno che mi conduce a un posto che non posso definire, ma che so di dover raggiungere. «Chi ero davvero?»
E ora, con la sera che avanza, e il cielo che vira a un arancione che sembra irreale, mi domando: «Quanto di noi si perde in queste stagioni?» Quanto di noi si perde nell’incompiuto, nell’incertezza? E cosa rimane davvero, se non la consapevolezza che tutto ciò che è stato non sarà mai più lo stesso? Non trovo risposte. Ho solo il respiro che si fa più pesante e una sensazione che mi attraversa, come una luce che non vuole rimanere accesa. È come se tutto avesse il suo corso, e non ci sia spazio per fermarlo. Cosa rimane? Cosa ci resta quando il tempo è già passato e non sappiamo più cosa è stato?
September.
Remember me,
Eclipse