
Il Fuoco che Brucia
Posted on August 10th, 2003 / Memoria / 20 CommentsC’è una notte che ha il potere di fermare il tempo. Una notte che ti fa sentire piccola e allo stesso tempo parte di qualcosa di così grande che ti fa tremare le mani. San Lorenzo è la notte in cui il cielo sembra cadere. È la notte in cui tutto è possibile, tutto è sospeso. Una volta, tanto tempo fa, un uomo morì per portare la luce agli altri, e quella luce divenne la stella che ora ogni anno brilla in cielo, a ricordarci che il sacrificio non è mai vano. Il martirio di San Lorenzo, quello che sembrava la fine, divenne la sua vera vita. Il suo corpo bruciò su una graticola, ma le sue stelle caddero in cielo, e quel fuoco che arse la sua carne è la stessa fiamma che ci attraversa ancora oggi, ogni 10 agosto. Lo sapevo, quando guardavo il cielo la scorsa notte, che non c’era solo la scia di stelle. Non c’era solo il mio cuore che batteva forte, un battito che sentivo tra le costole, che sussurrava il nome di quel martire, di quell’uomo che, pur di non rinunciare a ciò che era, si lasciò consumare dal fuoco, che alla fine gli restituì la gloria. E così, mentre la notte di San Lorenzo si srotolava davanti a me, mi ritrovavo a pensare a quanto la vita e la morte siano legate in un abbraccio eterno, che non si stacca mai, anche quando sembra tutto finito. La storia di San Lorenzo mi parlava, in quel silenzio sospeso tra il mio respiro e il cielo, e mi ricordava che la verità è spesso nascosta nell’incompleto, in ciò che non vediamo mai, ma che sentiamo ardere dentro.
Sono a Loano, in un angolo del mondo che, pur essendo piccolo, ha il potere di dilatarsi quando il cuore è pronto a riceverlo. Loano, una cittadina tranquilla sul mare, dove il vento del Mediterraneo sa di sale e di storie antiche, di viaggi mai conclusi e di incontri mai dimenticati. Eppure, quella sera, ciò che mi ha colpito non è stato il mare, ma il cielo. Le stelle, che sembrano sempre più lontane man mano che cresciamo, sono scese fino a toccare la mia pelle, come se il cielo avesse deciso di ricordarmi che l’universo è tanto vasto quanto la nostra capacità di sentire. Mille stelle cadenti hanno solcato il cielo, lasciando una scia di luce che si dissolveva all’istante. Eppure, quella luce sembrava non essere mai davvero spenta. Come se ognuna di esse portasse con sé una parte di ciò che è stato, di ciò che è ora, e di ciò che non ci è dato vedere. Ogni stella che cadde mi sembrò un sogno, un desiderio che prendeva vita per un istante, per poi dissolversi nel nulla. Ma quel nulla era il cuore stesso del cielo, il luogo dove tutto si raduna e poi si disperde. Un fuoco che brucia senza consumarsi, un desiderio che nasce e si spegne, solo per rinascere, sempre, con la stessa intensità. E mentre osservavo quella pioggia di luci, un pensiero mi attraversava senza fermarsi. Quante volte ci sentiamo come una stella che cade, come se il nostro passaggio fosse invisibile, insignificante? Eppure, ogni stella che tocca il cielo lascia una traccia, anche se per pochi secondi. Non è la durata che conta, ma la scia che lascia dietro di sé. La stessa scia che ci ricordiamo di San Lorenzo, che non è mai solo una notte, ma un ricordo che vive in noi, che ci spinge a cercare, a desiderare, a credere che, anche nel buio più profondo, c’è sempre una scintilla che non si spegne mai.
Ho visto venti stelle, questa notte. Venti e una per essere precisi, eppure non sono mai state abbastanza. Non c’è mai abbastanza luce quando il cuore è affamato di risposte che non troverà mai. Ogni stella che cadeva sembrava parlarmi, raccontarmi una storia antica che non avevo mai sentito prima, una storia che non aveva bisogno di parole. Come San Lorenzo, che bruciò vivo, ma la sua anima non morì mai, quelle stelle erano il riflesso di qualcosa che è più grande di noi, che esiste al di là del nostro piccolo respiro, della nostra vita che passa come un soffio. La sua morte è diventata la sua vita, e le sue stelle sono qui a ricordarcelo, in ogni piccola luce che attraversa la notte. Ma sono a Loano, in un angolo del mondo che ora mi sembra l’unico che conti. In quella notte che non finisce mai, sotto le stelle di San Lorenzo, ho capito che il nostro cammino non è mai davvero completo. Non c’è una risposta finale, non c’è un cerchio che si chiude. È una ricerca continua, un continuo scivolare verso qualcosa che non vediamo mai, ma che sentiamo sempre, che ci fa sentire vivi anche quando siamo soli sotto un cielo che sembra troppo grande per noi. Le stelle, quelle che cadono e quelle che restano, sono il nostro cammino. La luce che brucia, che non si spegne mai, che ci spinge a cercare, a guardare, a desiderare. Lo so, perché è quello che sento, mentre il cielo mi guarda, immenso, e io, piccola, continuo a cercare quella scintilla che mi attraversa, come San Lorenzo, che bruciò per gli altri, ma che nella sua morte trovò la sua luce.
Stars.
Remember me,
Eclipse
Non so che dire. Mi hai lasciato un nodo alla gola. Certe cose fanno troppo male per essere dette così, ma forse è proprio per questo che devono essere dette.
Stellina, il dolore non si nasconde, si affronta. Se una parola colpisce, vuol dire che serviva. Grazie per sentire fino in fondo.
Eclipse, ma che bomba hai scritto oggi. Roba che scava dentro e fa male. La gente mica vuole sentirsi sbattere in faccia certe verità, troppo comodo girarsi dall’altra parte. Ma tu no, tu proprio li obblighi a guardare. E a me questo piace.
Gabberina, la verità non ha bisogno di essere addolcita. Chi non la regge può sempre scappare, ma io scrivo per chi resta e guarda. Grazie di esserci sempre.
Eclipse, c’è una rabbia sottile in quello che scrivi. Una rabbia che sa di verità, di qualcosa che non si può ignorare.
Dreamer, la rabbia è solo il riflesso di ciò che non va. Chi la ignora, ignora la realtà. Grazie per sentirla.
Uno stile impeccabile come sempre. Il contenuto fa riflettere e l’equilibrio delle tue parole non lascia spazio a fraintendimenti. Eleganza anche nel colpire duro.
Bellama, l’eleganza vera non è nel trattenere, ma nel dire esattamente ciò che va detto, senza orpelli inutili. Ti ringrazio per averlo colto.
Non sempre sono d’accordo con te, ma cazzo se sai scrivere. Ogni parola pesa come un riff di chitarra che ti entra in testa e non ti lascia più.
Zio, la musica e le parole hanno lo stesso potere: se non restano, non servono a nulla. Grazie per ascoltare sempre, anche quando non sei d’accordo.
Ogni parola un taglio, ogni riga una ferita che fa pensare. La filosofia non è altro che questo: il coraggio di guardare.
Filosofetta, il pensiero è un coltello, taglia solo chi ha il coraggio di impugnarlo. Grazie per comprendere.
Eclipse, tu proprio non fai sconti. Ma ci sta, a volte serve un pugno nello stomaco per svegliarsi.
Cielo, le carezze non svegliano nessuno. Il pugno, invece, lascia il segno. Grazie per restare sveglia.
Oh ma mica sempre si deve soffrire per capire, eh. Una botta di leggerezza ogni tanto no?
Ciccio, la leggerezza è bella, ma non è sempre utile. Qui non si scappa, qui si guarda in faccia tutto. Grazie per passare di qua.
Dio mio, che botta di parole. Mi hai preso a schiaffi con ogni frase. Pazzesco.
Rock, certe parole devono schiaffeggiare, altrimenti non servono a nulla. Grazie per sentirle davvero.
A volte vorrei che il mondo fosse più leggero, che le parole non facessero così male. Ma poi leggo te, e capisco che la leggerezza vera è solo un’illusione.
Farfalla, la verità è pesante, sempre. Ma almeno è vera. Grazie per lasciarti attraversare.