
.Donne.
Posted on March 8th, 2004 / Celebrazioni / 24 CommentsPasseggio per le strade di questa città che mi appartiene e che mi respinge. I palazzi si alzano come giganti muti, le auto scorrono senza sosta, i volti si susseguono senza lasciar traccia. Eppure c’è qualcosa nell’aria, un sentore sottile, quasi impercettibile, che si insinua tra le crepe del cemento e delle coscienze. Il vento porta con sé un profumo dolce e leggero, un richiamo a una memoria che non vuole farsi dimenticare. Un uomo si ferma davanti a me. Giovane, con occhi che sanno già troppe cose. Mi porge un rametto di mimose. Lo fa con un gesto quasi timido, come se stesse offrendo qualcosa di fragile, qualcosa che potrebbe spezzarsi tra le dita. Il giallo brillante dei fiori contrasta con il grigio dell’asfalto, con il trambusto che ci circonda. Li prendo senza una parola.
La mimosa. Un simbolo, una promessa, un grido sussurrato. La stringo tra le mani mentre un pensiero mi attraversa, affilato come una lama: a cosa serve un gesto, se non lo accompagna la consapevolezza? Perché un solo giorno all’anno? Perché solo ora il mondo si ricorda di noi? E il resto del tempo? Torniamo nell’ombra, torniamo a combattere in silenzio, a piegarci sotto il peso di ciò che ci è sempre stato negato. Cammino, sento la strada sotto i piedi, l’aria fredda che taglia il viso, il brusio delle vite che mi sfiorano senza toccarmi davvero. La mimosa resta tra le mie dita, un piccolo sole tremante nella morsa del vento. Penso alle donne prima di me, a quelle che hanno parlato quando nessuno voleva ascoltare, a quelle che hanno marciato quando il mondo diceva loro di stare ferme. Penso a quelle che hanno amato, sofferto, resistito. A quelle che hanno visto i loro sogni infrangersi contro muri troppo alti, a quelle che non si sono arrese, a quelle che invece non ce l’hanno fatta. Mi fermo. Respiro. Gli anni passano, le lotte si ripetono. Ogni conquista sembra scontata finché non viene messa in discussione. I diritti, quelli che dovrebbero essere inalienabili, diventano monete di scambio in giochi di potere che non ci appartengono. Nulla è garantito. Ogni passo avanti è il risultato di una battaglia. E ogni battaglia ha un prezzo. La mimosa nella mia mano mi sembra improvvisamente pesante. Non è solo un fiore. È la memoria di chi ha lottato, di chi ha perso, di chi ha vinto a metà. È il simbolo di una resistenza che non può fermarsi, di una storia che non deve sbiadire.
C’è chi oggi festeggia. Chi si sente orgoglioso di questo giorno, chi si illude che sia abbastanza. Ma la verità è che non lo è mai. Un giorno non basta per chi ha dovuto lottare ogni singolo istante della propria esistenza. Un giorno non cancella la fatica, il dolore, le ingiustizie. Un giorno non può bastare per chi ha dovuto urlare per essere ascoltata, per chi ha dovuto dimostrare il proprio valore mentre gli altri ne avevano già uno assegnato dalla nascita. La festa della donna. Un nome che suona dolce, ma che ha un retrogusto amaro. Perché dobbiamo ancora festeggiare ciò che dovrebbe essere scontato? Perché dobbiamo ancora sottolineare la nostra esistenza, rivendicare ciò che dovrebbe essere un diritto naturale? Non dovrebbe essere necessario. Non dovrebbe esserci bisogno di un giorno, di un simbolo, di una lotta. Ma il mondo non funziona così. E noi lo sappiamo. Continuo a camminare. Il cielo si tinge di un arancio spento, il tramonto cala sulla città con la sua luce malinconica. Le voci si mescolano nell’aria, frammenti di vite che si intrecciano e poi si dissolvono. Guardo la mimosa, ancora tra le mie dita. Non voglio che sia solo un gesto, solo un regalo, solo un’abitudine. Voglio che sia memoria, voglio che sia resistenza. Voglio che sia un monito, una promessa, una sfida. Non basta un giorno per cambiare la storia. Ma basta un giorno per ricordarsi che ogni giorno può essere il punto di partenza per farlo. E noi non possiamo permetterci di dimenticarlo. Mai.
Buona festa della donna.
Non riesco a smettere di pensare a come ogni giorno ci si dimentica di noi, come se bastasse un fiore per cambiare la storia. Eclipse, mi hai scossa nel profondo. Mi sento così inadeguata a volte, come se il mio sforzo fosse invisibile, come se ogni lotta fosse per nulla. Grazie per queste parole.
Cammino e mi chiedo spesso se ciò che facciamo basta a cambiare, se le piccole lotte quotidiane siano sufficienti a spezzare quella catena di silenzi. Il fiore, la mimosa, è fragile, ma in quella fragilità ci sono tutte le nostre speranze, le nostre delusioni. Non basta un giorno, non basta un gesto, ma non è mai inutile. Grazie a te per essere qui.
Mi piace pensare che, a volte, basta un fiore per risvegliare la memoria. Ma sono anche stanca di lottare ogni giorno per ottenere anche solo un po’ di visibilità. Mi piacerebbe che le cose fossero diverse, ma so che non lo sono.
Il fiore, sì, è un simbolo. Ma la vera forza è quella che non si piega, che resiste anche quando il mondo ci sembra indifferente. Siamo stanche di lottare, è vero, ma non possiamo fermarci. La memoria è in noi, e dobbiamo farla vivere. Grazie per le tue parole, che risuonano forti e chiare.
Il mondo ci fa sentire sempre fuori posto. Siamo o invisibili o scomodi. La verità è che non vogliamo fare altro che farci sentire, ma non basta mai. Ma questo giorno ci serve. Serve per ricordare chi siamo.
Il mondo ci vuole fuori posto, ma non è il nostro posto quello che dobbiamo cercare. È la nostra voce, la nostra verità. Non basta mai, è vero. Ma ogni giorno in più è un passo verso il cambiamento. Grazie per aver detto quello che molti non hanno il coraggio di dire.
La festa della donna non è mai solo una festa. È un riflesso di ciò che siamo, di quanto siamo ancora lontani dalla parità. Non dobbiamo festeggiare, dobbiamo lottare. La mimosa è bella, ma è solo un piccolo segno di qualcosa di più grande che ancora non è stato raggiunto.
La festa della donna è un paradosso, perché celebra ciò che non dovremmo più celebrare. Eppure, in quel fiore c’è una promessa che non possiamo ignorare. Non festeggiamo, resistiamo. Grazie per la tua riflessione.
Mi sento sempre sopraffatta da tutto. Ci sono giorni in cui mi sembra che non fare nulla sia la soluzione, ma poi ci sono i giorni come questo, in cui tutto sembra più chiaro. Ma è solo un momento, come se fossi dentro una bolla. Non dura mai. Grazie per queste parole.
La bolla è solo un’illusione. Ogni momento chiaro è il frutto di una lotta che non si vede. Anche se dura poco, è un passo. E ogni passo è fondamentale. Grazie a te per aver condiviso il tuo momento.
La verità è che spesso non capiamo nemmeno perché dobbiamo lottare. Siamo sempre stanche, sempre pronte a piegarci. Mi piacerebbe poter pensare che un giorno tutto questo avrà fine. Ma quel giorno non sembra mai arrivare.
Il giorno che aspettiamo non è mai un giorno solo. Ogni giorno è la nostra resistenza. A volte, il cambiamento non è un evento epocale, ma una continua pressione. Resistere è già una vittoria. Non fermarti. Grazie per il tuo pensiero.
Mi sento come se il mondo fosse solo una giostra di gente che non capisce, un continuo schivare, un continuo rincorrere. La verità è che ci hanno messo in un angolo e siamo invisibili. Anche oggi non sono riuscito a fare nulla per cambiare.
La giostra gira, è vero, ma spesso siamo noi a decidere se restare fermi o saltare. La lotta non si ferma solo perché ci sentiamo invisibili. Ogni piccolo gesto di resistenza, ogni parola, ogni pensiero è un passo verso il cambiamento. Non arrendersi mai. Grazie per la tua riflessione, anche se dolorosa.
Non dovremmo avere bisogno di un giorno per essere ascoltate. Ma oggi, in qualche modo, mi sono sentita vista. Mi fa riflettere su quanto spesso ci dimentichiamo di dare valore alle nostre voci, di essere il nostro stesso riflesso.
Essere viste è già una vittoria. Eppure, è solo il primo passo. Non possiamo fermarci ora. Il valore delle nostre voci è la nostra forza, e dobbiamo ricordarcelo ogni giorno. Grazie per aver condiviso il tuo pensiero.
Camminare in una città che ci appartiene e ci respinge, è come guardarsi allo specchio e non riconoscere chi ci sta di fronte. Le lotte delle donne, quelle che non vogliono fermarsi mai, sono dentro di me, ma come posso farle emergere quando il mondo sembra volerci solo mettere in ombra?
Ogni passo che facciamo è un atto di resistenza, una dichiarazione che anche se il mondo ci respinge, noi non smettiamo di camminare. Le lotte sono dentro di noi, ma bisogna dare loro voce, darle un corpo, farle diventare carne. Siamo quelle che resistono, che non si piegano. Grazie per le tue parole.
A volte mi sento stanca di tutto. Stanca di lottare. Ma poi leggo cose come queste e mi rendo conto che la lotta non è mai finita. E non lo sarà mai. Ma dobbiamo farla, ogni giorno. Grazie.
La stanchezza è un compagno silenzioso, ma non dobbiamo permetterle di vincere. La lotta non è mai finita, eppure è il nostro unico strumento per andare avanti. Non è facile, ma ogni passo conta. Grazie a te per non mollare.
Questa riflessione mi mette davvero in crisi. Perché il mondo non ci dà mai veramente niente? Siamo sempre in attesa che gli altri ci ricordino. Ma non dovremmo essere noi a ricordare noi stesse. È vero, un giorno non basta. Ma quante volte lo dimentichiamo…
Siamo sempre in attesa di una conferma, di una parola che venga dall’esterno. Ma ogni parola che aspettiamo è la negazione della nostra forza interiore. Un giorno non basta, ma è un inizio, è la prima piccola scintilla. Ricordiamoci di noi stesse, anche quando il mondo tace. Grazie per la tua riflessione.
A volte, è come se non riuscissimo mai a staccare la spina, non riusciamo a respirare, eppure il mondo continua a correre come se nulla fosse. Non dovremmo avere più bisogno di un giorno per ricordarci di chi siamo. Eppure, ci siamo ancora qui a parlarne.
Siamo in un flusso che non ci lascia respirare, ma se non lo facciamo noi, chi lo farà? La lotta è quotidiana, è invisibile, eppure è sempre presente. Non basta un giorno, ma ogni giorno è un atto di coraggio. Grazie per il tuo pensiero.