Cammino per le vie della città, senza una meta. Le luci dei lampioni disegnano ombre lunghe sull’asfalto, ma è dentro di me che la notte è più buia. Ogni passo sembra scandire un pensiero, una domanda che non ha risposta. Cosa voglio davvero dalla vita? Mi sento soffocata da un futuro che non conosco, come se camminassi su una corda tesa nel vuoto. «Sto seguendo il mio cuore o sto inseguendo aspettative che non mi appartengono?» Questo pensiero si insinua in me come un veleno lento. Non ho certezze, solo un mare di ipotesi che si infrangono una contro l’altra. Il mondo attorno a me scorre in silenzio, ma dentro, tutto è frenetico. Come se il mio cuore battesse in modo diverso, come se ogni battito fosse un segnale che non riesco a decifrare.
A volte mi fermo a osservare le vetrine illuminate: negozi pieni di oggetti che sembrano promettere felicità. Ma io so che non è lì che troverò le risposte. Non sono una consumatrice di sogni prefabbricati. Quello che cerco non è un oggetto da acquistare, ma una verità da afferrare, eppure continuo a camminare, con gli occhi che guardano ma non vedono. Un vento gelido attraversa la strada e porta con sé ricordi lontani. Mi vedo bambina, con i piedi nudi sull’erba, il mondo ancora pieno di meraviglia. Dove si è perso quel senso di libertà? Forse nelle scelte che non ho mai fatto davvero. Le mura della città mi stringono come una morsa. Mi chiedo: «Quante vite viviamo veramente? E quante, invece, lasciamo scorrere senza toccarle?» Mi sento come se stessi camminando in un labirinto, dove ogni strada conduce a un’altra domanda. La confusione è tangibile, eppure qualcosa mi spinge a non fermarmi. Come se ci fosse una forza silenziosa che mi chiama.
Passo accanto a un gruppo di persone che ridono. Mi fermo per un istante, chiedendomi cosa significhi davvero essere felici. È un attimo, un’illusione, o una scelta consapevole? Forse la felicità non è un luogo, ma un modo di vedere il mondo. Ma io non la vedo, non ancora. Continuo a camminare, come se cercassi qualcosa che non so nemmeno descrivere. Forse è questo il punto: non dobbiamo sempre sapere cosa cerchiamo. A volte, è sufficiente non fermarsi. Ogni passo che faccio sembra un movimento più profondo, una scoperta che non ho ancora compiuto. La città è il mio specchio, e io cammino tra le sue ombre e luci, riflettendomi in ogni angolo, in ogni passo, in ogni silenzio. Eppure, quella risposta che cerco non è qui, non è nelle strade affollate o nelle vetrine luminose. È qualcosa che mi sfugge, qualcosa che non posso afferrare con la mente. E così continuo a camminare, come se il destino fosse in ogni mio passo. La domanda che mi porto dentro non ha bisogno di parole. È la sensazione di essere sempre un po’ più vicina, eppure sempre lontana da qualcosa che non si rivela mai del tutto. Mi domando se, alla fine, le risposte arriveranno o se saranno sempre solo un passo più avanti.
Walking.
Remember me,
Eclipse