
Being a woman
Posted on January 16th, 2025 / Poesia / 0 CommentsEssere donna. Non è un gioco, un divertimento da raccontare tra risate e scherni. Non è una risata che puoi fare senza paura, una chiacchiera leggera. No. Essere donna è come essere costretta a camminare su un filo sottile che scivola e tremola sotto il peso di sguardi che pesano più della gravità stessa. Come se fossimo fatte di carta, di carne e aspettative, sempre in bilico, sempre a rischio di cadere. Eppure, c’è chi ha deciso che fosse un gioco, che la nostra esistenza fosse uno spettacolo da guardare da una sedia comoda. Chi ha deciso che il nostro corpo fosse solo un mezzo, un contenitore vuoto da riempire con quello che altri pensano di noi. Come se fosse tutto un circo, e noi eravamo le giocoliere, le acrobate, le star di una scena che non avevamo scelto. Non ci spiegano mai come sia vivere con la pelle di una donna. Nessuno ci dice che la pelle non è solo un involucro, ma è un mondo intero. Un mondo che ti tocca ogni singolo giorno, che ti invade con l’aria, con il silenzio, con il rumore. È un mondo che entra nelle ossa, nei pensieri, nelle emozioni. Nessuno ti dice che quella pelle non è mai solo pelle, ma è un universo che pulsa sotto ogni gesto, sotto ogni parola, sotto ogni sguardo. La pelle di una donna è carne che sa, che sente, che ricorda. Sì, ricorda ogni sfioramento, ogni parola che è stata detta a te o per te, ogni silenzio che ti ha reso invisibile o, al contrario, ogni parola che ti ha messo sotto un riflettore da cui non puoi sfuggire. Nessuno ti avverte che porti dentro di te ogni abbraccio che non hai mai chiesto, ogni sussurro che ti ha attraversato senza che potessi reagire. E ogni volta che ti guardi allo specchio, quella pelle ti rimanda qualcosa, ti sussurra storie che ti appartengono ma che non hai mai avuto il coraggio di scrivere. E sono storie che restano lì, a vivere dentro te, come un respiro che non riesci a fermare.
Avevo cercato di proteggerlo quel mondo. Ero giovane, allora, pensavo che bastasse costruire barriere invisibili, scudi impenetrabili intorno a me. Ho creduto che bastasse, davvero. Mi dicevo: «Se rimango in silenzio, se non guardo troppo da vicino, se non mi avvicino a quello che può farmi male, sarò al sicuro.» Ma… mi sbagliavo. Non c’è nessuna barriera che possa tenere lontano il peso del mondo che ti osserva, nessun muro che possa fermare la sensazione di essere in costante attesa di una catastrofe. C’è sempre qualcosa di più grande che ti spinge avanti, qualcosa che ti dice che non importa quanto costruisci, quel mondo entrerà comunque dentro. Ti sfiora, ti fruga, ti sussurra nelle orecchie. E ti lascia domande che non hai chiesto, risposte che non ti appartengono, paure che non dovresti avere. La verità è che la pelle di una donna è troppo complessa per essere descritta in parole. Non basta dire che è morbida, che è forte, che è fragile. Quella pelle è un campo di battaglia, è una prigione e, allo stesso tempo, è un rifugio. È un simbolo di tutte le cose che nessuno ti dirà mai, ma che sentirai sulla tua carne ogni giorno della tua vita. Ogni graffio, ogni sorriso, ogni segno che lasciamo dietro di noi è scritto con il nostro sangue, con la nostra anima, con la nostra paura. Nessuno ti prepara a questo. Non ti dicono che ogni scelta che fai, ogni passo che prendi, ti lascerà una cicatrice invisibile, ma profonda. Non ti avvertono che la pelle di una donna è anche un peso, un peso che ti schiaccia ogni volta che devi parlare, ogni volta che devi decidere, ogni volta che devi essere forte.
Ma quella pelle, quella pelle che ho tentato di proteggere, quella pelle che ho cercato di nascondere, è la stessa pelle che mi ha fatto scoprire il mio potere. Perché la forza di una donna non è mai solo nei muscoli, nei capelli che ondeggiano, negli occhi che brillano. La forza di una donna è nella sua pelle. È nel modo in cui riesce a sopportare, a sentire, a resistere. Eppure, questo mondo non sa come apprezzare una donna in tutta la sua complessità. Non sa vedere oltre il suo corpo, oltre l’immagine che proietta. Non sa guardare dentro, dove si nascondono le storie, le paure, le verità. È facile vedere una donna come un oggetto, come una cosa da sfiorare, da possedere, da manipolare. Ma nessuno ti dice che una donna non è mai solo quello che appare. La donna è tutto quello che c’è sotto. E nessuno ti insegna a vedere la profondità. Ho imparato, col tempo, che non possiamo proteggerci da tutto. Non possiamo impedirgli di entrare. La bellezza sta nel capire che, purtroppo, non c’è modo di evitare il dolore, la fatica, le battaglie. Ma c’è un modo di non farsi distruggere. Il mondo ha tentato di cambiare la nostra pelle, di mutarla, di renderla conforme a un’idea di perfezione che non esiste. Ma ho imparato a guardare il mio corpo per quello che è. Imperfetto. Segnato. Vissuto. Eppure, incredibilmente potente. La potenza di essere donna non è nella conformità, non nel restare in silenzio, non nel compiacere chi ci osserva. È nell’essere ciò che siamo, nel guardare il nostro riflesso senza paura, nell’abbracciare la nostra storia, nel non cedere mai, nonostante tutto.
Perché essere donna non è un gioco. È un cammino, un respiro, una lotta. Ed in ogni passo che facciamo, lasciamo un segno. Qualcuno lo vedrà, qualcun altro lo ignorarà. Ma quel segno, quella traccia, è la nostra verità.
Being a woman.
Remember Me,
Eclipse