Genialità e Solitudine
Posted on March 24th, 2002 at 9:00 PM | Tags: Celebrazioni | 0 CommentsIn questi giorni, la mente sembra avere il potere di farci volare, eppure ci rende schiavi delle sue catene #
La realtà è crudele, lo sappiamo, eppure la celebrazione di un genio, come in un film «A Beautiful Mind», ci fa sentire parte di un mondo che forse non conosceremo mai. Ma perché ne parliamo? Forse perché siamo affascinati da ciò che non possiamo avere. Guardando la scena mondiale dei premi cinematografici, se sia davvero necessario esaltare la sofferenza del genio. Lo sappiamo, il talento brilla con un’intensità che fa male. Ma la verità è che spesso preferiamo guardare un film su un uomo che combatte contro la schizofrenia, che si nasconde dietro una brillantezza che sembra soffocarlo, piuttosto che confrontarci con la durezza della sua realtà. Eppure, non siamo mai davvero pronti a entrare nel suo mondo. «Il genio è tormentato», ci raccontano. E allora, tanto meglio, siamo tutti pronti a piangere per lui.
Ma perché siamo affascinati da questo mito? Perché ci piace vedere qualcuno lottare contro le proprie tenebre, mentre noi stessi le ignoriamo, o peggio, le nascondiamo sotto il tappeto della quotidianità? Vogliamo vedere il fallimento per sentirci meno soli nei nostri. Gli attori che interpretano queste menti brillanti sono sempre così affascinanti e tormentati, eppure nella vita reale, chissà se qualcuno di loro si occupa di calcoli, o forse è solo un’altra facciata dietro cui nascondere una verità scomoda.
Ma il vero genio, quello che forse non vedremo mai, non è quello che recita davanti alla telecamera. Il genio sta nel silenzio, nel mistero che non cerchiamo. Sta nei numeri che non comprendi e nei concetti che ti fanno sentire ignorante, nella solitudine di chi non cerca gloria. Eppure, il nostro sguardo cade sempre su quello che brilla. Perché è più facile apprezzare chi soffre per essere capito, piuttosto che chi sceglie di essere incompleto e sfuggente.
Siamo davvero pronti a comprendere? O preferiamo vivere nel mito che ci rende più comodi? Forse, la realtà è che non vogliamo affrontare la difficoltà del pensiero, del confronto. La schizofrenia del genio è solo uno specchio del nostro disinteresse per le menti che non chiedono compassione, che semplicemente esistono, silenziose.
Ma c’è qualcosa che mi fa riflettere: perché celebriamo il genio in un film e non lo facciamo nella realtà? È davvero la sofferenza ad attrarci, o piuttosto il mistero della sua solitudine, quella che non sappiamo come affrontare?
Dobbiamo davvero temere i geni che non vogliono farsi vedere, o è l’idea di non comprendere che ci spaventa? Dove finisce il genio e dove inizia la solitudine del cuore umano? Che ne pensi? Dovremmo continuare a cercare il genio nel mito, o è arrivato il momento di guardarlo nella sua forma più cruda e reale?
Mariage D’Armour – Classical Helios Station