La mattina si alza, impetuosa, come un pensiero che non lascia spazio al dubbio. Un urlo sommesso nell’oscurità di un mondo che sembra voler trattenere il respiro. La neve è la complice, quella che tesse silenzi tra le cose. Ogni fiocco che cade è un battito del cuore che batte più forte, lento, insopportabile.
La mattina si alza con violenza, come un pensiero che non permette di essere ignorato. Un respiro trattenuto, un urlo silenzioso che invade l’aria fredda, scavando nelle ossa. La neve è la custode di questo istante. Ogni fiocco che scende è un battito, lento, pesante, come il cuore che si prepara a raccontare una verità che nessuno ha il coraggio di ascoltare. Sono le 6 del mattino ad Amsterdam. La città sembra aver dimenticato come respirare. È una tela immobile, il pennello sospeso in attesa di un colore che non arriva. E io, qui, a guardarla, a sentire il peso dell’attesa che si appoggia sulla pelle, come se il mondo, improvvisamente, avesse deciso di tacere. Il silenzio fuori è denso, carico, il suo stesso respiro è un inganno, come se la neve lo stesse accogliendo in un abbraccio gelido, incantato. Ma mi chiedo, con un brivido: anche il cielo sta trattendo il suo respiro? Anche lui ha paura di rompere questa calma inquietante? Sono sveglia, ma il corpo è ancora lontano. La mente si è persa, viaggia altrove, come se il mio essere fosse sospeso tra un sogno che non vuole finire e un mondo che non ha smesso di far paura.
Cammino piano, ogni passo è un sospiro, il pavimento freddo sotto i piedi è l’unico segno che mi lega alla realtà. Entro in cucina, il freddo mi accompagna, ma l’aria ha qualcosa di strano. È accogliente, ma è anche l’inizio di una solitudine che non cerca compagnia. Il suono dell’acqua che bolle è il richiamo di un mondo che non vuole rimanere in silenzio. Mi muovo, come se stessi cercando di non disturbare, ma il tè alla cannella e arancia, la mia vecchia miscela, mi avvolge con un calore che non chiede nulla in cambio. L’aroma è la promessa di una tregua, di un rifugio che mi fa sentire a casa, ma fuori la neve continua a danzare, come se niente cambiassi mai. Il tè è pronto. La sua fragranza mi inonda le narici, eppure, in qualche modo, il caldo che mi scivola dentro sembra non bastare a scaldare ciò che sento dentro. Mi siedo sulla panca accanto alla finestra, il legno è ruvido ma accogliente, caldo contro il freddo che mi sussurra parole non dette. Il paesaggio fuori è immobile, tutto si muove così lentamente che sembra il tempo stesso si sia fermato. La neve scende con una grazia che ha un sapore amaro. Ad ogni sorso, il mondo fuori sembra sciogliersi, come se tutto fosse più lontano, più incerto. Eppure, mentre il caldo del tè mi scivola dentro, il cuore batte più forte. Cos’è che mi trattiene qui? Qual è la sensazione che non riesco a liberare, che mi tiene avvinta? È la solitudine che mi rende viva? O forse è questo silenzio che non chiede, che non pretendi, che ti lascia respirare senza domande?
Il freddo fuori sembra entrare dentro, mescolandosi con la domanda che mi tormenta. Cosa mi manca davvero? Non è forse la solitudine che mi fa sentire viva? O forse è la pace, quella che si trova nel silenzio, in un attimo che non si vuole forzare, che si accetta così com’è? Il calore del tè e il freddo della finestra sono opposti, eppure si parlano tra di loro, come se in qualche modo si completassero. Non trovo risposta, ma la domanda resta, come un peso che non riesco a liberarmi. La bellezza del paesaggio è lì, perfetta, ma c’è sempre qualcosa che mi sfugge. Non basta una risata, non basta un bacio per colmare questo vuoto. Cosa manca a questo quadro perfetto? Cosa si nasconde dietro questa armonia, dietro il silenzio che ci avvolge? La bellezza è così vicina, eppure è come se avessi dimenticato il suo vero significato. Ogni dettaglio di questa scena è perfetto, eppure dentro di me c’è un urlo che non riesco a smettere di ascoltare. La neve, il freddo, l’immobilità, tutto mi sembra una trappola che non posso vedere ma sento. Cos’è che manca, in tutto questo? Non è forse il tempo che ci sfugge senza che ce ne accorgiamo? Cos’è questa fame di vita che ci fa correre verso il futuro, quando il presente ci scivola tra le mani senza che lo notiamo? Ogni passo che faccio mi riporta al cuore della questione, eppure la domanda cresce, come un’ombra che si allunga nel buio della stanza. Cos’è che ci sfugge sempre, nonostante tutto sembri così perfetto?
La neve continua a cadere. E la domanda non smette di crescere. Cosa c’è oltre questo silenzio? Cosa c’è oltre questa bellezza che non ci appartiene, che ci sfiora ma non ci toccherà mai? Cos’è che manca quando tutto sembra essere al suo posto? La risposta è nell’aria fredda che mi circonda, nel battito del mio cuore che cresce più forte, nel tè che non basta mai.
E tu, cosa cerchi in questo momento? Cos’è che senti veramente?
LET IT SNOW.
Remember me,
Eclipse