Oggi, tornando da scuola, ho camminato dritta sul marciapiede come se fossi invincibile.
Avevo le cuffie e la luce del pomeriggio tagliava il mio profilo sull’asfalto.
La mia ombra sembrava avere un mantello. Giuro.
E per un attimo ho creduto di essere una specie di Superman con i pensieri a razzo e il cuore che pulsa forte.
In classe avevamo parlato di arte moderna.
La prof.ssa Z. ci ha chiesto se un’opera può essere geniale anche se nessuno la capisce subito.
Ho pensato: forse anche noi siamo così. Capolavori incomprensibili, almeno all’inizio.
O almeno, mi piacerebbe esserlo.
Poi ho aiutato un bambino a rialzare la cartella. Era caduta davanti ad una panetteria.
Mi ha sorriso come se fossi una creatura mitologica. E lì ho pensato: anche questo è volare.
Nel pomeriggio ho scritto una frase sul diario:
“Vivere come un Capolavoro non vuol dire essere perfetti, ma avere il coraggio di esistere a colori.”
Mi basta questo per oggi.
E domani si ricomincia, col mantello invisibile addosso.
Remember me,
Eclipse