Potere, Paura, Sogni Perduti
Posted on July 19th, 2001 at 6:00 AM | Tags: Rivoluzione | 0 CommentsGenova, come un corpo che trattiene il respiro, sotto un cielo che sa di guerra e speranza.
La città si prepara, il mondo la osserva. È il G8, è la storia che scorre tra le sue strade #
Le strade sono deserte, ma non è il silenzio che le fa sembrare vuote. È il peso dell’attesa. Genova, la mia Genova, ora è il centro del mondo. Il G8. Ottavi grandi uomini, le cui decisioni si allontanano da noi come astri in cielo. Le luci si accendono, ma chi le vede?
Il G8 è il palco dei potenti, dove si parla di futuro e di risorse. Dove si decidono i destini. Dove le parole di questi leader possono sollevare nazioni o condannarle. Sono riuniti nella nostra città, e io cammino tra loro, ma non sono mai stati così lontani. «Cosa decideranno?», mi chiedo. Mi guardo intorno. Genova è cambiata in pochi giorni. Le strade sono blindate, l’aria è tesa, eppure si respira anche un briciolo di speranza. Perché, chissà, forse qualcosa cambierà.
C’è chi si preoccupa, chi protesta, chi si sente insignificante davanti a tutto questo. La città è scossa. Ogni angolo, ogni piazza ha il sapore di un’attesa senza fine. Il mondo osserva, ma nessuno capisce davvero cosa succede qui. I genovesi, come me, sono spettatori e protagonisti allo stesso tempo. La loro città diventa il palcoscenico di un dramma che non è solo loro, ma anche nostro. Di tutti.
Il contrasto è palpabile. Da un lato, la sicurezza implacabile, dall’altro, l’orgoglio che emerge nonostante la paura. I negozi sono addobbati, le strade pulite, la gente va di fretta. Eppure, c’è qualcosa di strano nell’aria. Come se il battito del cuore della città fosse rallentato, come se fosse un respiro trattenuto in attesa di un momento che cambierà tutto.
Le emozioni dei genovesi sono un mix di paura e speranza, come se ogni passo che facessimo ci avvicinasse a un destino sconosciuto. La città non è più quella che conoscevamo, è diventata la vetrina del mondo. La nostra realtà è sospesa in un eterno presente, dove non possiamo prevedere cosa succederà dopo. Non si sa se questi giorni segneranno l’inizio di un cambiamento, o se si risolveranno in promesse vuote.
Ma non possiamo ignorarlo, questo G8 che si svolge sotto il nostro naso. Non possiamo rimanere indifferenti. Perché la storia, anche quando sembra lontana, è fatta da queste scelte, da questi incontri. Oggi è Genova a essere al centro, domani sarà un’altra città, un altro popolo. La politica globale non è un’entità separata dalla nostra vita quotidiana. Non possiamo fare finta di nulla.
Genova si trasforma, si prepara a giocare un ruolo che non ha scelto, ma che non può rifiutare. Le luci dei riflettori sono accese, i leader arrivano, ma è la città che accoglie, che resiste. La speranza è che da questi giorni di discussioni e trattative nasca qualcosa di concreto, qualcosa che non sia solo aria fritta. Genova, la città che si è fatta palcoscenico di questo dramma globale, non è solo un’arena per le decisioni politiche. È il luogo dove il mondo si riflette.
Il futuro sembra sospeso, come il filo di una bilancia che non riesce a trovare il suo equilibrio. Tutto dipende dalle scelte che verranno fatte. Saranno scelte che ci riguardano, che toccheranno ognuno di noi. Il destino di milioni di persone si gioca qui, in queste stanze silenziose e lontane. Ma io mi chiedo: davvero il cambiamento che tutti aspettiamo può nascere da questo incontro?
Che cosa resterà, alla fine? Come cambierà davvero il nostro mondo, o sarà tutto solo un altro spettacolo, una recita ben studiata? Genova, con il suo mare e i suoi monti, sarà ancora testimone di questa storia che si scrive su una lavagna invisibile. Le domande restano, come il rumore sordo delle onde. E la risposta… La risposta arriverà davvero?
«E noi, in tutto questo, dove siamo?»