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La corsa senza sosta

Le domande arrivano sempre nei momenti più inattesi, nelle notti più silenziose, quando tutto intorno sembra fermarsi. «Dove stiamo andando?». Non è una domanda banale. Mai. La sento dentro, come un peso che si fa strada, come se avessi appena aperto gli occhi su un mondo che non capisco più. Il futuro è lì, davanti a me, ma è così confuso. Sospeso. Come camminare su un filo sottile, tra il baratro della speranza e quello della disperazione. Ogni giorno sembra più difficile di quello prima. La velocità del mondo mi trascina, eppure ogni passo sembra più incerto. La sensazione di essere sopraffatti cresce, e non so più come fermare questa corsa. Le notizie piovono, incessanti. La crisi economica, le guerre, le paure che ci assalgono, tutte insieme. Il nostro tempo è diventato il tempo della velocità, e più corriamo, più sembra che qualcosa ci sfugga. Il respiro si fa corto. Mi chiedo se riusciremo mai a fermarci, a riflettere. Ma il più grande degli interrogativi è se saremo in grado di farlo insieme. È questo il punto, forse. Non è mai stata una questione di velocità, ma di direzione.

Le disuguaglianze si acuiscono. E io le vedo, le sento crescere. La distanza tra chi ha e chi non ha non smette di allargarsi. Chi non ha mai avuto nulla vive nel terrore di perdere anche ciò che è stato in grado di ottenere. E chi ha sempre avuto tutto, non riesce a capire che la sua sicurezza è fragile, che tutto ciò che crede di possedere potrebbe sfuggirgli in un batter d’occhio. Cosa ci sta succedendo? È come se stessimo tutti correndo, senza sapere dove stiamo andando. Ogni passo sembra un atto di sopravvivenza, non di vita. Come siamo arrivati a questo punto? Come è possibile che il nostro cammino, la nostra esistenza, sia diventata una corsa senza meta? La società ci sta insegnando a correre, ma non ci dice perché. Non ci spiega dove siamo diretti. Non ci dice cosa stiamo cercando, o se almeno sappiamo cosa stiamo cercando. La realtà è più cruda ogni giorno. La politica si consuma in battaglie sterili, ma la gente ha smesso di credere nelle parole, nell promesse. Siamo troppo disillusi per continuare a sperare che qualcosa cambi. Perché non cambia? Perché il cambiamento sembra essere sempre più lontano, irraggiungibile?

La politica non è mai stata così spettacolare. Non lo è mai stata come ora, con tutti questi leader che si agitano, parlano, promuovono, promettono. Ma dove sono le azioni? Dove sono i fatti? Le parole non valgono più nulla se non vengono tradotte in concretezza. Il cambiamento non arriva mai. Il pubblico assiste, ma è muto, senza voce. Eppure, in quel silenzio che ci circonda, sento qualcosa agitarsi. Un fremito. Una scossa. Una rivolta che non si è ancora manifestata, ma che è nell’aria. È lì, pronta a esplodere, come un urlo soffocato. È forse il momento di fermarsi, guardare e riflettere davvero su tutto ciò che sta accadendo? Non c’è più tempo da perdere, no? Ci siamo mai chiesti veramente cosa siamo disposti a fare per cambiare le cose? Se davvero volessimo farlo, se davvero fossimo pronti a guardare la realtà in faccia, sapremmo che le soluzioni non si trovano nel passato. Non sono nei vecchi schemi, nei vecchi concetti che ci hanno guidato fino a qui. L’orizzonte oggi è più oscuro che mai. Ma in mezzo a questa oscurità, ci sono dei riflessi di luce. Dove sono? Che forma hanno? La rivoluzione non è solo una questione politica, è un atto di consapevolezza. Una presa di posizione. Non è una scelta. È una necessità.

Mi chiedo, e lo chiedo anche a te, lettore: siamo disposti a svegliarci? È possibile continuare a fare finta di nulla? La domanda resta sospesa, appesa nell’aria. Per quanto ancora riusciremo a far finta che tutto sia normale? E se fosse davvero arrivato il momento di cambiare? Se non fosse più un’opzione, ma un atto che non possiamo più rinviare? La paura di cambiare è il nostro più grande nemico, ma se non agiamo ora, quale sarà il futuro che ci aspetta? O forse, più che un futuro, è la fine stessa che ci sta raggiungendo, passo dopo passo, con ogni nostra indecisione, ogni nostro ritardo. C’è una via d’uscita o siamo già arrivati al punto di non ritorno? Sono domande che mi tormentano, che non trovano risposta. Eppure, mentre continuo a cercare, la consapevolezza cresce. Non è più una questione di sinistra o destra, di politica o ideologie. È una questione di vita. La vita che ci sfugge, che ci scivola tra le dita, mentre noi restiamo fermi, aspettando il cambiamento, ma senza mai muoverci veramente. È questa la realtà. Ma dove stiamo andando?

Future.
Remember me,
Eclipse

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