Un Respiro di Incredulità #
Sono qui, seduta sul divano, la luce che lentamente si spegne mentre il giorno cede il passo al pomeriggio. Il mio corpo si adagia nel comfort del momento, la televisione che scorre come ogni altro giorno, mostrando la solita serie che mi fa sentire lontana da tutto, da tutto ciò che non voglio vedere. Mi sento leggera, la mente in vacanza, distante da pensieri pesanti. Ma poi, improvvisamente, l’aria cambia, come se il mondo stesso respirasse un istante prima di affondare nell’orrore. Un’edizione straordinaria. Il conduttore, con il volto impassibile, si fa via via più serio, mentre le immagini sullo schermo raccontano qualcosa che non voglio credere. Un’ombra di terrore scivola nell’aria, il mio cuore accelera, come se ogni battito fosse un pugno in faccia. Le torri gemelle di New York sono sotto attacco. Non c’è tempo per pensare. L’immagine che si svela è troppo forte, troppo diretta, troppo insopportabile. L’aereo che penetra nella torre, il fuoco che esplode, il boato che rimbomba nell’aria. Il mio corpo è lì, immobile, mentre tutto il resto sembra svanire. Le immagini scorrono, eppure non posso distogliere lo sguardo. Il fumo che si alza come un mostro, le fiamme che ingoiano la città. Non posso credere a ciò che vedo.
Un altro aereo. Un secondo impatto. Un’altra esplosione che squarcia il cielo, e il mio respiro si ferma per un attimo. È come se il mondo intero avesse perso il suo equilibrio. Il secondo aereo si schianta contro la seconda torre, ed io, seduta qui, so che questo è qualcosa che non è mai accaduto prima. Questo è l’impossibile che diventa realtà. La mente non riesce a seguire, non riesce a dare un senso a ciò che sta accadendo. La confusione prende il sopravvento, ma io sono ancora lì, incapace di muovermi, bloccata nel flusso di quelle immagini. Ogni dettaglio è un colpo al cuore, una ferita che si infila sotto la pelle. Non ci sono parole per ciò che sento. Ogni emozione è troppo grande, troppo schiacciante per essere contenuta. La mia testa è in subbuglio, ma il corpo è fermo, come se stesse aspettando qualcosa, come se volesse urlare, ma non riuscisse a farlo. Il conduttore, anche lui, è senza parole. Le sue mani tremano, la sua voce si incrina, ma non può fermare ciò che sta succedendo. Non ha più nulla da dire, niente che possa fermare questa catastrofe. Ed io, lì, con il respiro corto, sento che siamo di fronte a qualcosa che non possiamo comprendere. Le immagini di gente in fuga, di grattacieli che tremano, la polvere che si solleva, gli urli. Il caos dilaga come un fiume in piena, eppure io non posso fare nulla. Sono spettatrice di un mondo che esplode.
Un altro aereo. Il Pentagono. Un altro impatto, un altro squarcio nella realtà. La città, il paese, tutto sembra crollare sotto il peso di una tragedia che non ha precedenti. Eppure, la domanda rimane: perché? La voce del conduttore è ora un sussurro, e io sono ancora lì, incapace di staccare lo sguardo, come se guardare fosse l’unico modo per capire, per sentire che tutto ciò è reale, che il mondo non è più quello che conoscevamo. Eppure, l’impotenza è totale. La distanza tra me e tutto ciò che vedo è un abisso che non posso colmare. Non posso fare nulla, e nemmeno il conduttore sa cosa fare. La sua voce non regge più. La sua determinazione è svanita, come se l’enormità di quello che sta accadendo fosse troppo per un uomo solo.
Le notizie continuano a fluire, eppure la domanda non trova risposta. I voli abbattuti, le torri crollate, il caos che dilaga, ma io, qui, seduta sul divano, sono solo spettatrice di una tragedia che non capisco, che non posso fermare. E la domanda si ripete, quella domanda che non ha mai una risposta. Cosa possiamo fare ora? Come si può trovare un senso a tutto questo? Le immagini non si fermano, eppure il tempo sembra essersi fermato. La confusione dilaga, il dolore è palpabile, e io non riesco a rispondere alla domanda che mi tormenta. Perché non possiamo fare nulla? Cosa ci resta quando non possiamo fermare la tragedia? Quando non possiamo cambiare il corso degli eventi? La verità sembra sfuggirci, eppure siamo ancora qui, a chiedere, a cercare una risposta che non troverà mai spazio nel mondo che ci circonda. E la domanda rimane, sospesa nell’aria, pronta a crescere, ad evolversi, ma senza mai rispondere. Cos’è la verità in mezzo a tutto questo? E chi, alla fine, porterà giustizia? Il mondo è cambiato, ma noi siamo ancora qui, in attesa. In attesa di una risposta che non arriverà mai.
09.11.01
Remember me,
Eclipse