La scritta sul muro

La scritta sul muro

Posted on October 1st, 2001 at 3:28 PM | Tags: | 0 Comments

I muri parlano, sì, ma non sono loro a decidere cosa resta inciso nei nostri cuori.
Quanto siamo disposti a credere in chi amiamo, quando la prova non è scritta?

Oggi pomeriggio, il sole sembra più pallido del solito, eppure non c’è alcuna quiete nell’aria. Con H. e S., attraversiamo la soglia della sala giochi «Las Vegas», un microcosmo pulsante di luci e suoni. Dentro, il mondo fuori scompare. Ci siamo solo noi, le sfide ai flipper e l’eco di risate confuse tra il frastuono.

Ma tutto cambia in un attimo.
La tranquillità artificiale si spezza quando S., tornando dal bagno, fissa il muro con uno sguardo che sembra voler perforare la realtà. C’è il suo nome. Gigante. Beffardo. Sopra la scritta, un cuore e una frase che, a quanto pare, lo riguardano. Senza esitazione, si gira verso di me, indicando con un dito che sembra accusare e tremare allo stesso tempo.

«Sei stata tu!» urla, facendosi sentire anche oltre la musica. Le parole mi colpiscono come schiaffi. Mi guardo intorno: H. resta in disparte, incerta. Io? Io cerco di capire, di orientarmi in questo caos.

Ma non c’è comprensione nei suoi occhi. S. ha già deciso. Non c’è dubbio. Nessuna domanda, nessun confronto. Io sono colpevole, punto.

«Perché dovrei fare una cosa simile?» domando, ma la mia voce non è sufficiente a scalfire quel muro, più duro di quello che porta il suo nome.

Resto ferma, cercando di mantenere la calma, ma dentro di me ribolle una rabbia che non avevo mai conosciuto. È come se tutto ciò che sono stata per lui, ogni risata condivisa, ogni confidenza, fosse stato cancellato da quattro parole scritte con inchiostro nero.

Provo a spiegarmi, proponendo di confrontare la scrittura. Lui rifiuta, con una semplicità che mi ferisce più di ogni accusa. Dice che non importa, che non cambia nulla. Il danno è fatto.

Mi sento fragile. Non perché abbia sbagliato, ma perché vedo qualcosa di più profondo: un’amicizia che si sgretola davanti a una menzogna. Mi chiedo: quanto è labile il confine tra ciò che crediamo di conoscere di una persona e ciò che scegliamo di fraintendere?

B. ridacchia in disparte, come se fosse uno spettatore di uno spettacolo che solo lui comprende. La sua indifferenza mi ferisce quasi quanto l’accusa di S. Mi rendo conto che questo non è solo un malinteso, ma un test. E lo stiamo fallendo tutti.

Quando lascio la sala, mi volto per un ultimo sguardo. Non vedo più il muro. Vedo solo una relazione che si è trasformata in un puzzle irrisolvibile.


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