Guerra, caos, silenzio
Posted on October 7th, 2001 at 8:07 PM | Tags: Rivoluzione | 0 CommentsIl rumore del mondo è diverso oggi. Il cielo non è più lo stesso, come se un’ombra si fosse posata su di noi. Le notizie arrivano frammentate, ma nessuna è rassicurante. La guerra in Afghanistan è iniziata. Oggi è il primo giorno. Ma davvero sappiamo perché stiamo andando lì? E io, come posso definirmi? Sei per la guerra? O sei contro? Le domande non trovano risposte facili.
La terra trema, la paura si respira nell’aria. Oggi è il primo giorno. Il primo giorno di una guerra che, come tutte, ha un inizio ma nessuno sa come finirà. Le notizie arrivano frammentate, rapide, ma il mondo intero è già cambiato. Le televisioni raccontano di un Afghanistan distrutto, di uomini e donne che lottano per la loro vita, ma che, soprattutto, combattono per qualcosa che non riguarda solo loro. La guerra è arrivata, come sempre, all’improvviso. E noi siamo qui, a guardarla da lontano, chiedendoci: perché? #
Sono in piedi davanti al televisore, il cuore mi batte forte. La domanda che mi sovrasta è una sola: Perché lo stanno facendo? La risposta non è mai semplice, non è mai chiara. Forse è il nostro senso di giustizia a parlare, forse il bisogno di vendetta. Forse vogliamo solo vedere punito chi ha ucciso innocenti, chi ha spezzato vite per qualcosa che nessuno capisce. O forse, non c’è risposta. Solo un suono sordo, un eco che risuona nell’aria. È il suono della violenza che genera altra violenza, senza fine. E io, come mi sento?
La guerra non è mai una scelta facile, non lo è mai stata. Ho visto immagini che non riuscirò mai a dimenticare. Quegli uomini, quei volti pieni di rabbia e disperazione. Quell’orrore che si impone sugli altri. Ma dentro di me una domanda continua a rimbombare: è giusto? Chi sono io per giudicare? Cos’è giusto e cos’è sbagliato in un mondo che ha dimenticato cosa vuol dire vivere in pace? È facile parlare dalla nostra parte, dalla parte di chi non ha mai dovuto sentire il rumore delle bombe o vedere la morte in faccia. Ma lo è davvero?
Voglio solo dire una cosa: c’è chi crede che la violenza sia l’unica soluzione, e c’è chi non può fare a meno di credere che ci sia un altro modo. Ma chi di noi può dire quale sia il giusto? La verità è che, in guerra, non c’è mai un vincitore. C’è solo chi sopravvive. E quando tutto è finito, chi rimane deve affrontare il caos che resta, la morte che resta, l’odio che resta.
In queste ore, il mondo sembra non accorgersi della sofferenza che sta dilagando, della gente che sta morendo. L’Afghanistan è una ferita che non smette di sanguinare. Ma noi, qui, davanti alla tv, restiamo impotenti. Chi combatte? E chi siamo noi per condannare? Non ho risposte. Solo tante domande. E la sensazione di non capire più.
Il cuore mi si stringe. È la solita sensazione di essere parte di qualcosa di molto più grande, ma che non riesco a fermare. Cos’è la giustizia, davvero? È la vendetta che si paga con la morte o è un altro tipo di equilibrio che dovremmo ancora imparare a capire? Chi ha scelto questa guerra? E perché la stiamo vivendo? È davvero necessario? Chi siamo noi per giudicare quando siamo lontani, protetti nel nostro piccolo angolo di sicurezza? E, soprattutto, quando finirà tutto questo?
Lo so che il tempo porta risposte, ma a volte mi chiedo se la verità arrivi mai davvero. O se, alla fine, siamo solo costretti a vivere con le domande che non hanno risposte. La guerra che stiamo vivendo oggi, che segna il nostro presente, è davvero l’unica via per un futuro migliore? O ci stiamo solo preparando a una lotta senza fine?