Anno turbolento
Posted on December 31st, 2001 at 9:33 PM | Tags: Rivoluzione | 0 CommentsAbbiamo vissuto una fine del mondo, quella che solo un attimo può provocare #
Questo 2001 è stato un anno che sembra ancora palpabile, come se il respiro del passato fosse appena stato strappato via da un vento gelido. Un vento che non conosce pietà, che ti lascia nuda davanti a ciò che non puoi fermare.
Ogni giorno è stato un conto alla rovescia, ogni minuto un segno di un cambiamento che non avremmo mai scelto. Il terrorismo ha tolto il respiro al mondo. Quando l’11 settembre ha squarciato il silenzio della nostra tranquillità, qualcosa è morto dentro di noi. La normalità è diventata un ricordo distante, un’illusione fragile che non possiamo più afferrare.
La mia mente non riesce a dimenticare la scena: le Torri Gemelle crollano. Il Pentagono brucia. Le immagini ci bombardano da ogni angolo, eppure è come se niente riuscisse davvero a toccarci. Siamo spettatori di una tragedia che si sta scrivendo sotto i nostri occhi. La rabbia, il dolore, il terrore che si mescolano in un calderone che minaccia di straripare. Ma cosa siamo diventati? Chi siamo diventati?
Poi arriva la guerra in Afghanistan, e le sue immagini ci assediano. Il suono delle bombe è inconfondibile, come una promessa di morte che sembra ineluttabile. La guerra è diventata la nostra realtà, l’eco delle sue atrocità ci segue, ci opprime. Soldati, civili, innocenti, chi si salva?
Il mondo cambia, ma lo fa in un modo che non ci consola. La politica non ha risposte, solo promesse vuote. Il G8 ha solo alimentato il dissenso, e mentre i leader si scambiano sorrisi e strette di mano, fuori dalle porte esplodono manifestazioni che raccontano una rabbia crescente, quella di chi si sente ingannato, di chi sa che nulla cambierà. Eppure, il cambiamento è inevitabile, vero?
Poi arriva l’Euro. Una moneta che non ci fa sentire più europei, ma estranei nella nostra stessa casa. Il prezzo delle cose aumenta, la nostra identità si dissolve. La promessa di un’Europa unita sembra svanire ogni volta che al supermercato il conto diventa più alto e i volti della gente più preoccupati.
A guardarmi indietro, vedo solo l’inquietudine di un mondo che non è mai stato così vicino a esplodere. L’oscurità è avanzata, e la luce sembra essere stata spenta da un atto insensato. La speranza è una moneta che nessuno ha più voglia di spendere, eppure ci illudiamo di poterla ancora trovare in un angolo dimenticato.
Ma forse la vera domanda è: cosa facciamo ora?
Siamo capaci di imparare da questi errori, o ci condanneremo a ripetere la stessa storia, solo con altri volti e altre mani insanguinate?
Il futuro è un passo incerto, ma non possiamo più ignorarlo.
Siamo entrati nel nuovo secolo con la testa alta e le mani piene di sogni. Ma ora, nel 2001, siamo forse più consapevoli di ciò che ci attende. Il domani ci troverà pronti o ci distruggerà? E, soprattutto, chi saremo quando il velo dell’illusione cadrà?