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Illusioni Infrante 2002

La promessa infranta #

Ogni mattina mi sveglio con un pensiero che mi attraversa come una lama sottile: sarà oggi il giorno in cui manterrò la mia promessa? Ma non rispondo mai. Non c’è risposta. Solo la sveglia che vibra, insistente, e io che cedo, scivolando in quel momento sospeso tra il sonno e la realtà. La promessa, quella che faccio a me stessa ogni notte, si dissolve nel primo raggio di luce. E resta lì, come un’eco distante. Il parco è lì, fuori dalla finestra. Lo guardo senza vederlo davvero. I rami degli alberi oscillano appena, il vento accarezza l’erba gelida, e io resto immobile, avvolta nel calore di un letto che è più prigione che rifugio. Oggi mi alzo presto. Oggi corro. Oggi inizio davvero. Sono le bugie più dolci, quelle che mi racconto con un sorriso stanco. Ma quando il momento arriva, il corpo non si muove, il respiro resta lento, e il tempo mi sfugge tra le dita come sabbia.

C’è un punto in cui la realtà incontra la resa. La scrivania mi aspetta, piena di libri che sembrano ridere di me, appunti sparsi come schegge di una battaglia persa. Dovrei scrivere, dovrei studiare, dovrei, dovrei… La parola mi perseguita. È una frusta invisibile che mi spinge avanti, ma i piedi restano incollati al pavimento. Forse perché so che, anche se mi muovessi, non cambierebbe nulla. E poi c’è quella voce, sottile ed insistente, che mi sussurra che non sono abbastanza. Non corro abbastanza, non studio abbastanza, non sono mai abbastanza. Ma abbastanza per chi? Non lo so. Forse per quella versione ideale di me stessa che non esisterà mai. Forse per il mondo che mi guarda e mi giudica, anche quando fingo di non accorgermene.

La fame notturna è la mia unica costante. Ogni sera prometto che domani sarà diverso, che mangerò sano, che mi prenderò cura di me stessa. Ma poi arriva il buio, e con il buio arriva quella voragine nello stomaco. Apro il frigorifero come se fosse un confessionale. Un pezzo di cioccolato. Un altro. Un altro ancora. E ogni morso è un abbraccio che non posso trovare altrove, una consolazione che dura solo un istante. Mi illudo che il cambiamento sia possibile, che domani farò meglio. Ma la verità è che i propositi sono una gabbia dorata. Ci promettiamo la perfezione, sapendo che non la raggiungeremo mai. Eppure, continuiamo a provarci. È una danza crudele, una spirale senza fine. Ma forse è proprio questa la nostra forza: continuare nonostante tutto, cadere e rialzarci, sapendo che la caduta fa parte del percorso. Accettare la mia fragilità è il gesto più difficile e più coraggioso che io possa compiere. Non sono perfetta. Non lo sono mai stata, e non lo sarò mai. E va bene così. Perché la perfezione è una bugia, un’illusione che ci tiene incatenati. Quello che conta davvero non è il traguardo, ma il cammino. Ogni passo falso, ogni errore, ogni promessa infranta mi insegna qualcosa.

E ora, mentre il giorno inizia lentamente a srotolarsi davanti a me, mi chiedo: qual è davvero la misura del successo? È riuscire a mantenere ogni promessa, o è imparare a convivere con il fallimento? Forse la risposta non importa. Forse ciò che conta è il viaggio, la ricerca, il tentativo. Continuare a camminare, anche quando tutto sembra crollare. E tu, che leggi, che promessa hai fatto a te stessa? È ancora lì, intatta, o l’hai già infranta? E se fosse proprio quella crepa, quella fragilità, a renderla vera?

THE END.
Remember me,
Eclipse

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