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Solitudine, Urgenza, Resistenza, Speranza

Ogni passo che faccio sembra pesare più di quello precedente. Non so più dove sto andando, ma il peso della direzione che mi è imposta mi schiaccia come una montagna che non posso scalare. Non è più solo una questione di spostarsi. È la sensazione che ogni movimento, ogni piccolo gesto, sia un sacrificio. Il mio corpo è stanco, ma la mente è allerta, come se fosse costantemente in allerta per qualcosa che non riesce a comprendere. È come camminare su un filo sottile, ma senza sapere se sotto c’è un abisso o una rete che mi attende. Il respiro, che normalmente scivola senza fatica, è ora un atto consapevole, una lotta tra il voler continuare e il sentire che non basta. Il mio cuore non si ferma mai, ma non è un battito di vita, è una pulsazione di disperazione che non trovo mai un modo per fermare.

Le ore passano in un silenzio strano, quasi irreale. La città intorno a me sembra essere scomparsa, ma non è silenzio nel senso che non ci siano suoni. È il tipo di silenzio che ti fa sentire che tutto sta succedendo mentre tu resti ferma, impotente. I passi degli altri sono lontani, i rumori un’eco che si perde. Ogni parola sembra un peso che non riesce a uscire, ogni pensiero scivola via prima di riuscire a prendere forma. È come essere intrappolata dentro un muro invisibile. Non posso toccare nulla, non posso afferrare niente di concreto. L’inquietudine è un filo sottile che mi tiene legata, mi trattiene da tutto ciò che potrei fare. È come se ogni possibilità si allontanasse e io restassi lì, nel mezzo di un movimento che non mi coinvolge. Eppure… La solitudine è una vecchia amica. È la compagnia che non mi tradisce mai, quella che conosco troppo bene. Non fa domande, non pretende spiegazioni. Ma non è solo la solitudine a parlare dentro di me, è un’urgenza. Un’urgenza che si fa strada come un fiume che scava nella terra, determinata e inesorabile. Non posso restare ferma. Non posso permettermi di accettare la stasi come una risposta. Ma la verità è che non c’è via d’uscita che non sia dentro di me. Ogni passo che faccio mi riporta sempre qui, dove il peso della direzione sembra essere l’unica cosa che mi definisce.

Resto qui, fermamente convinta che non posso accettare tutto ciò che mi è stato dato. Ogni movimento, ogni pensiero, ogni respiro, sono un atto di resistenza. Resistenza contro chi? Contro cosa? La domanda è sempre la stessa, eppure non trova risposta. C’è qualcosa di strano in questo silenzio. Non è solo vuoto, è carico di attese, di possibili rivoluzioni che non si vedono, che non si sentono ancora, ma che sono lì, nascosti tra le pieghe di ogni giorno. La solitudine non è la peggiore delle prigioni. Lo so. Ma ciò che cresce dentro di me non è solo frustrazione, è la consapevolezza che ogni passo che compio è fatto in un mondo che non mi ascolta. Le voci si sovrappongono, ma sono tutte uguali. Cosa serve dire? Cosa serve fare se la verità è che nessuno sta ascoltando davvero? La verità è che siamo tutti intrappolati, ma siamo anche tutti vivi. E questo è ciò che mi spinge. Non posso fermarmi. Non posso arrendermi, perché arrendersi sarebbe peggio di restare in silenzio.

Non possiamo più vivere come se nulla stesse accadendo. Questo mondo è troppo grande per ignorarlo. Eppure c’è chi lo fa. Ci sono quelli che vivono come se il futuro non esistesse, come se il mondo non crollasse intorno. Ma il futuro è qui, è ora. E non possiamo più fare finta di non vederlo. Ogni azione che compiamo è una piccola resistenza, un piccolo atto di speranza che, forse, avrà un significato. Forse. Ma non posso fermarmi a domande che non hanno ancora risposta. Eppure, qualcosa dentro di me mi dice che non siamo destinati a rimanere in silenzio. La rivolta non è solo un atto politico, è esistenziale. È il rifiuto di restare fermi. Non possiamo cedere. Non possiamo mollare, anche quando ogni passo sembra inutile. La resistenza è un gesto semplice, ma potente. Ogni piccolo atto di cambiamento è come una scintilla che accende una fiamma che nessuno potrà più spegnere. Eppure… quanto tempo serve affinché qualcosa cambi davvero? Quanti passi dovremo fare, prima di riuscire a uscire da questo cerchio? Resta con me, mentre vediamo il mondo cambiare. Ma ciò che resta in sospeso è il pensiero che non possiamo sfuggire: siamo davvero pronti a cambiare?

THE END.
Remember me,
Eclipse

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