La strada oscura, l’anima persa
Posted on April 16th, 2003 at 5:35 PM | Tags: Celebrazioni | 0 CommentsVoglio dirti qualcosa di profondo. Non c’è tempo per le parole vuote. Il futuro sembra un fantasma, si aggira attorno a me come una nebbia che non se ne va mai
La scuola, la routine che non riesco a sfuggire. Non cambia mai, sembra un loop senza fine. Ci sono giorni che mi stritolano, e giorni che mi sollevano, sì, ma sono pochi e quasi invisibili. Come se il cielo mi osservasse e decidesse di essere clemente per qualche secondo. Eppure, lo sai, mi ritrovo a pensare. A pensare troppo, forse, ma questo pensare mi tiene viva. Il mondo fuori sembra distorto, come se ci fosse un altro strato tra me e la realtà. La fatica di capirlo, di viverlo davvero, sembra aumentare ogni giorno. Mi chiedo cosa significhi davvero vivere.
Ecco, la scuola, i professori, gli amici. Le voci che mi parlano e il mio silenzio che si fa sempre più grande. Ma sono ancora qui, in qualche modo, a chiedermi cosa ci faccio in questo posto. Ogni mattina è un passo in più, ma verso cosa? Una risposta non ce l’ho. Ho provato a smettere di chiedere, di voler capire. Ma le domande non si fermano mai. Non ti fermi mai. E sono così stanca, di questa fatica che non finisce mai. Non riesco a trovare pace.
Ci sono giorni in cui riesco a spegnere tutto, a trovare quel respiro che mi fa pensare che forse, forse, riuscirò a tornare a vivere senza pensare a tutto questo. Ma poi tornano. I pensieri, le ansie, le paure. Non scivolano via, no. Ti sei mai trovato in una stanza dove il silenzio è talmente forte da soffocarti? Così, con le mani tremanti e il cuore che non sa più battere come prima. Ogni passo che fai sembra uno di troppo. Cos’è questo? Un rumore lontano, forse. Ma no, è solo il mio cuore, che inizia a spezzarsi un po’ alla volta.
Mi ritrovo ancora a guardare quella porta, quella porta che non so se aprire. Le scelte sono così pesanti. Le scelte, quelle che ci accompagnano per tutta la vita. Mi sento come se stessi marciando in un posto che non mi appartiene, in una realtà che non mi appartiene. Non posso nemmeno decidere dove andare, quale direzione prendere. I giorni passano, senza far rumore. La scuola, i libri, le pagine che scorrono, ma dentro di me non cambia niente. Nulla. Eppure qualcosa si muove, qualcosa che mi fa sperare. Ma sono ancora qui, dentro questo mondo che sembra non appartenere a nessuno. Quindi, mi ritrovo a chiedermi di nuovo: «Perché?»
Come se non bastasse, la notte arriva. E le notti non sono mai davvero tranquille. Le paure prendono forma. È lì che mi faccio le domande più difficili. A volte non posso fare a meno di chiedermi se mai riuscirò a trovare una risposta. C’è qualcosa di veramente mio in tutto questo? C’è qualcosa che posso chiamare vita? Vivere significa forse riuscire a perdonarsi per tutte le cose che non siamo riusciti a fare? O forse la vita è solo una lunga, inesorabile attesa? La scuola, i sogni che non si realizzano, la paura che ti stringe il petto. Non c’è una strada facile, ma quella che sto percorrendo non mi sembra nemmeno la mia.
Eppure, ogni giorno, mi sveglio, respiro, e continuo. E continuo a chiedermi cosa ci faccio qui. Ma davvero, c’è qualcuno che ha la risposta? Non posso farne a meno, devo continuare a cercare. Ma cosa troverò davvero alla fine di questa corsa? C’è qualcosa che mi aspetta davvero, o è solo un altro viaggio verso il nulla? Rifletto sulla solitudine, sulle scelte, su quello che mi sfugge. Mi chiedo, cosa succederà se smetterò di cercare? La risposta è sempre più lontana, ma so che è lì, da qualche parte.
Eppure, la verità è che siamo tutti fermi. Fermi ad aspettare un segno che non arriva mai. Ma forse, la risposta è proprio questa: la ricerca non finisce mai, e la vita è sempre un passo in avanti, anche se non sappiamo dove ci porterà.
Remember me,
Eclipse