Parole affilate, veleno nascosto

Parole affilate, veleno nascosto

Posted on May 13th, 2003 at 9:58 PM | Tags: | 0 Comments

Ci sono parole che non lasciano segni visibili, ma che scavano più profondamente di qualsiasi lama.
Non c’è scampo dal loro dolore #

Oggi, come tutte le altre giornate che scorrono tra la frenesia e la monotonia, ho deciso di preparare qualcosa. La cucina è diventata la mia zona di rifugio, il mio piccolo angolo in cui non c’è spazio per il resto del mondo. La piastra sfrigola sotto le mani mentre taglio i pomodori, la loro carne rossa, morbida, che rilascia quel profumo dolce e pungente, un richiamo familiare che mi tranquillizza. L’odore dell’aglio che soffrigge nel burro, forte e avvolgente, si mescola con la freschezza del basilico appena tritato, che mi toglie il fiato. È come se ogni ingrediente avesse un proprio respiro, un’anima che si fonde nella sinfonia della mia cucina.

Poi il telefono vibra. Un messaggio, una parola, niente di speciale. Ma la parola, quella parola, taglia come una lama affilata. Poche lettere, ma potenti. Improvvisamente, tutto il mio corpo si paralizza. Il profumo dell’aglio, il calore che mi avvolge, l’immagine del piatto che stavo preparando: tutto svanisce. Solo quel messaggio rimane, come una cicatrice invisibile che si infligge su di me, in silenzio. Le parole sono il mio veleno, quello che non si vede ma che ti avvelena l’anima.

Mentre guardo il piatto che mi stava regalando un momento di tranquillità, osservo anche il mondo fuori dalla finestra. La pioggia che batte sul vetro, i fari delle auto che passano veloci, come se niente potesse fermarsi mai. Le gocce che scivolano in un corso frenetico, come pensieri che non trovano mai pace. Perché le parole feriscono così tanto? Non le vediamo, non le tocchiamo, ma il loro impatto è devastante. Eppure, sono quelle parole che spesso lasciamo volare via, come se fossero leggere. Ma sono tutt’altro che leggere, sono affilate, pesanti, cariche di un dolore che non ci aspettiamo mai. Le parole possono davvero uccidere?

Le parole sono l’arma più potente che possediamo. Non sono solo suoni, non sono solo lettere. Sono pietre miliari nella costruzione o distruzione delle nostre vite. La domanda non è se feriscono, ma quali parole scegliamo di lasciare uscire dalle nostre bocche? Quelle che curano o quelle che distruggono? Chi decide quale parola è più importante di un’altra? Le parole non sono mai solo parole. Sono scelte. E le scelte definiscono chi siamo. Che cosa accadrebbe se avessimo il coraggio di parlare solo quando veramente necessario? E, forse, ancora più difficile, se smettessimo di ascoltare quelle che non hanno più alcun valore?

E se fosse proprio quella ferita invisibile a definirci? Quella parola che ci cambia per sempre, che ci lascia segnati anche quando tutto sembra dimenticato? Come possiamo guarire da ciò che non possiamo vedere, ma che sappiamo esserci? È possibile vivere senza temere ciò che non si tocca?

Remember me,
Eclipse


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