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Confessioni tra le ombre

Un vuoto si insinua, silenzioso ma persistente, come un’ombra che non posso afferrare. Mi trovo a cercare una parte di me che sembra sempre sfuggire, una presenza che non riesco a trattenere. È una sensazione di incompletezza che mi accompagna, anche quando tutto sembra al suo posto. Cosa significa sentirsi incompleti? Non è solitudine, no. È un’assenza più profonda, una mancanza che non riesco a colmare nemmeno quando il mondo intorno a me prende forma. Mi chiedo se basti un sorriso, un gesto, una parola per fermare questa frana interiore, questa sensazione di essere sempre un passo indietro, incapace di abitare pienamente questo mondo.

Eppure, appena penso di aver trovato un equilibrio, qualcosa mi sfugge, scivola via come sabbia tra le dita. È una ferita che non si rimargina, una cicatrice che porto dentro e che non guarisce mai del tutto. Come se non avessi mai conosciuto una vita senza questa lacuna. È lì, nella profondità di ogni mio pensiero, un’ombra che non posso toccare ma che sento sempre presente. Lo senti anche tu? Quella strana, fastidiosa sensazione che ci sfiora. Mi guardi, ti avvicini, ma non basta. Non è più come prima. Non è più quel legame che pensavamo fosse la risposta a tutto. Adesso è altro, qualcosa che mi scivola tra le mani, una presenza che non riesco a tenere. Una nuova forma di intimità, ma così lontana da tutto ciò che conoscevo. Un’intimità che non posso toccare, eppure la sento, sempre lì, nell’aria, nei silenzi.

Non è più un’amicizia. Non è più amore. È sospeso, come una danza senza passo. È il filo sottile che ci tiene legati ma che, al contempo, ci separa. La linea tra ciò che desidero e ciò che temo si fa sempre più sottile, e la paura di scivolare in qualcosa che non posso più fermare cresce dentro di me. Cosa sono io, se non un gioco di contraddizioni? Perché ti cerco e non ti voglio? Perché il pensiero di te mi tiene viva, eppure mi svuota? È un paradosso che non riesco a risolvere. Siamo vicini, ma così lontani. Come due corpi che si sfiorano, ma non si toccano mai davvero. Siamo su due pianeti diversi, che si attraggono, ma non possono mai abbracciarsi. Non so più cosa voglio, e forse nemmeno tu lo sai.

Eppure, non posso fare a meno di sentirti qui, vicino, anche quando ci sono giorni in cui non voglio più nulla da te. Ma come si fa a chiudere il cuore? Come si fa a spegnere un legame che è diventato parte di te, che è più di ogni altro sentimento che tu abbia mai provato? Non voglio ammetterlo, ma lo so. Tu sei una parte di me che non posso mai davvero scacciare, anche quando mi scopro a desiderare di liberarmene. Sei la mia ossessione e la mia salvezza, il mio confine e la mia paura. Mi fermo. Faccio una pausa, come se il respiro si fermasse dentro di me. Non so più dove andare, nemmeno dove sono. E tu? Come ti senti? Cos’è che ti manca, se non mi manco neppure io?

Questa incompiutezza, questa sensazione di essere sempre in bilico, mi accompagna in ogni istante. È come un peso che porto sulle spalle, invisibile agli altri ma così tangibile per me. Mi chiedo se sia possibile trovare una completezza in questa incompletezza, se sia possibile abbracciare questa parte di me che sembra sempre mancare. Ogni giorno è una lotta tra il desiderio di colmare questo vuoto e l’accettazione che forse, questo vuoto, è parte integrante di chi sono. È il motore che mi spinge a cercare, a esplorare, a non accontentarmi mai. Ma è anche ciò che mi fa sentire perennemente fuori posto, come se non appartenessi mai completamente a nessun luogo, a nessuna persona.

E tu, in tutto questo, sei lo specchio in cui mi rifletto. Sei la presenza che mi ricorda costantemente questa mancanza, ma anche la promessa di una possibile completezza. Sei l’enigma che non riesco a risolvere, la domanda a cui non trovo risposta. Sei il motivo per cui continuo a cercare, anche quando non so cosa sto cercando. Ci sono momenti in cui vorrei poter cancellare tutto, ricominciare da capo. Ma poi mi rendo conto che sei intrecciato in ogni fibra del mio essere. Sei nelle parole che scrivo, nei pensieri che mi attraversano, nei sogni che faccio. Come posso liberarmi di qualcosa che è diventato parte di me?

Forse la vera sfida non è trovare una completezza, ma imparare a vivere con questa incompiutezza. Forse è nell’accettazione di questa mancanza che posso trovare una forma di pienezza. Forse è nel riconoscere che questa ricerca incessante è ciò che mi rende viva, che posso trovare un senso di pace. Ma come si fa a vivere sospesi tra il desiderio di completezza e l’accettazione dell’incompiutezza? Come si fa a trovare un equilibrio in questo costante oscillare tra presenza e assenza, tra desiderio e paura?

Non ho risposte. Solo domande che si moltiplicano, che si intrecciano, che formano un labirinto in cui mi perdo e mi ritrovo continuamente. E in questo labirinto, tu sei sempre lì. Presenza sfuggente, ombra che non posso afferrare, ma che non posso nemmeno ignorare. Forse è questo il senso di tutto. Forse è in questa danza continua tra presenza e assenza, tra completezza e mancanza, che si nasconde il vero significato di ciò che siamo. Forse è nell’accettare che non ci sarà mai una risposta definitiva, che possiamo trovare una forma di libertà.

E così, continuo a scrivere. Continuo a cercare le parole per descrivere questo vuoto, questa presenza-assenza che mi abita. Continuo a esplorare i confini di questo sentire, sapendo che non troverò mai una definizione precisa, una spiegazione esaustiva. Ma forse è proprio questo il punto. Forse è nel continuare a cercare, nel continuare a interrogarsi, che si trova il senso di tutto. Forse è nel rimanere aperti a questa incompiutezza, a questa incertezza, che possiamo davvero vivere pienamente. E tu, sei disposto ad affrontare questa incertezza con me? Sei pronto a danzare sul filo sottile tra presenza e assenza, tra completezza e mancanza? Sei disposto a perderti in questo labirinto di domande senza risposte, sapendo che forse, è proprio lì che si nasconde la vera essenza di ciò che siamo?

Non c’è una conclusione a questa riflessione. Non c’è un punto d’arrivo. C’è solo il continuo fluire dei pensieri, il continuo oscillare tra certezze e dubbi. C’è solo questa danza infinita tra te e me, tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. E forse, in fondo, è proprio questo il senso di tutto. Continuare a cercare, continuare a interrogarsi, continuare a vivere in questo spazio sospeso tra presenza e assenza. Perché è lì, in quello spazio indefinito, che si nasconde la vera essenza di ciò che siamo

THE END.
Remember me,
Eclipse

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