Nel Cuore del Caos

Nel Cuore del Caos

Posted on June 16th, 2003 at 1:59 PM | Tags: | 0 Comments

Ogni battito del cuore è un codice, ogni respiro una connessione invisibile.
Eppure, tra tanta connessione, siamo più soli che mai. #

Sono seduta davanti allo schermo, il rumore della tastiera che mi accompagna, come un battito frenetico che non smette mai. La luce blu che emana dal monitor è la mia unica compagnia, il mio unico rifugio in questa realtà digitale che cresce e si espande, sempre più intrusiva, sempre più vorace. Non riesco a smettere di scrivere, di connettermi, di essere sempre connessa, come se l’unica cosa che davvero conta fosse questa linea invisibile che mi lega al resto del mondo.

Cosa succede quando tutto ciò che conosciamo diventa digitale? È il grande paradosso del nostro tempo. Viviamo nella più grande rete mai concepita, ma quanto di noi rimane intatto? Quanto di noi rimane umano in un mondo che ci impone di essere sempre connessi, sempre a portata di clic?

Perché, nonostante tutto, mi sento più lontana che mai da chi mi circonda? Più mi immergo nel cyberspazio, più mi rendo conto che non è un luogo di libertà, ma una prigione invisibile che ci tiene legati in modo sottile e subdolo. Ogni notifica, ogni messaggio, ogni post che pubblico è come una gabbia dorata che mi tiene dentro una realtà che non è più mia. Eppure, non posso fare a meno di restare lì, di essere lì, di essere visibile.

In questi giorni, sono affascinata dalla domanda: che cosa siamo davvero, se non siamo più in grado di stare senza una connessione? La connessione è diventata la nostra nuova essenza, la misura del nostro valore. Siamo quello che facciamo online, quello che altri vedono di noi attraverso uno schermo. Ma è davvero questa la nostra verità? O siamo solo un riflesso di ciò che gli altri vogliono che siamo?

La solitudine del mondo digitale è più opprimente di quella fisica. Siamo tutti connessi, eppure incapaci di guardarci negli occhi. I contatti sono superficiali, i legami si fanno più fragili, più effimeri. L’anima del mondo sta cambiando, ma non so se questo cambiamento ci avvicinerà a qualcosa di migliore o ci distruggerà lentamente, giorno dopo giorno, nella solitudine di un universo parallelo che non smette mai di girare.

Mi fermo, lascio la tastiera per un momento. Guardo la schermata del computer, le parole che scivolano sulla pagina come un flusso incessante, come un fiume che non ha mai fine. Eppure, mi chiedo se tutto questo stia davvero portando a qualcosa.

Perché non so più cosa significa essere me, senza il filtro dello schermo. Cos’è questa entità digitale che sto diventando? Chi sono davvero? È davvero tutto ciò che sono, o è solo un’ombra della mia vera essenza, un avatar che vive su un filo di codice e non su una terra solida?

La realtà digitale è come un miraggio: ci attrae, ci seduce, ma ci lascia vuoti, insoddisfatti. È davvero quello che vogliamo? È questa la nostra libertà, la nostra evoluzione? O siamo solo stati ingannati da un progresso che non fa altro che separare, piuttosto che unire?

«Ciò che ci rende liberi non è la connessione, ma la capacità di disconnettersi.»

Mi alzo dalla sedia, un pensiero fisso nella mente. Quanto di tutto ciò, alla fine, è davvero nostro? E quanto invece è stato imposto dal mondo digitale che ci chiede di essere sempre più presenti, più visibili, più reali, quando invece siamo sempre più lontani da noi stessi?

Questa è la domanda che mi tormenta.

• remember me
Eclipse •


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