Svelamenti Amorosi

Svelamenti Amorosi

Posted on March 17th, 2004 at 2:02 PM | Tags: | 0 Comments

Sono in cucina, il rumore del coltello sul tagliere scandisce i miei pensieri. Il profumo di cipolla e aglio si mescola all’aroma dolce del basilico, creando un contrasto pungente e familiare. Questa routine dovrebbe calmarmi, eppure ogni movimento sembra amplificare quel vuoto che mi porto dentro da giorni.

Due settimane. Non passa giorno senza che quelle parole mi tormentino. «T. ha una ragazza.» Lo ha detto come fosse nulla, come se il mondo non si fosse capovolto. Da allora, tutto è cambiato. Io sono cambiata. Mi fermo. Il coltello resta sospeso a mezz’aria mentre osservo le foglie verdi e brillanti del basilico. Ogni dettaglio è vivido, quasi crudele nella sua semplicità. È la primavera, penso, eppure dentro di me non c’è traccia di rinascita.

Mi siedo al tavolo con la schiena rigida, come se il peso del mio silenzio potesse spezzarmi. Cerco di respirare a fondo, ma l’aria sembra densa. Ogni volta che penso a T., un nodo mi stringe la gola. L’ho visto ieri con lei: rideva, e quella risata, una volta mia, ora appartiene a qualcun altro. Può un’amicizia sopravvivere a una verità che non eri pronta ad affrontare?

La luce fioca della lampada illumina appena la stanza, creando ombre irregolari sui muri. Guardo fuori dalla finestra, cercando un senso di pace nei rami nudi degli alberi. Ma invece di serenità, trovo solo domande. Era inevitabile? Avrei potuto vedere i segnali? Mi aggrappo a un ricordo: una sera d’autunno, io e T. seduti al parco. Parlavamo di tutto e niente, come facevamo sempre. Quella leggerezza mi sembrava indistruttibile. Ora mi rendo conto di quanto fosse fragile, costruita su una base che non conoscevo.

Torno ai miei pensieri, incapace di sfuggire a questa spirale. È egoismo, forse, questa mia sofferenza? Desideravo la sua felicità, ma ora che l’ha trovata, non so accettarla. Mi sento come un bambino che stringe un giocattolo rotto, incapace di lasciarlo andare. Mi alzo e apro la finestra. L’aria fresca mi colpisce il viso, portando con sé un odore di terra umida e fiori appena sbocciati. È così diversa dal profumo della cucina, quasi violenta nella sua sincerità.

Mentre osservo il cielo che si tinge di rosso, mi chiedo: quanto possiamo pretendere da un’amicizia prima che si spezzi? Ogni giorno cerco di convincermi che passerà, che un giorno il mio cuore smetterà di sentire questo peso. Ma per ora, mi permetto di sentire. Di piangere. Di scrivere. È l’unico modo che conosco per dare un senso a tutto questo.

E tu, lettore, hai mai sentito il peso di un’amicizia che cambia?
È possibile tornare indietro, o dobbiamo solo imparare ad accettare?

Eclipse


Leave a Reply