Gelato, bugie e silenzi

Gelato, bugie e silenzi

Posted on March 20th, 2004 at 2:51 PM | Tags: | 0 Comments

Ci sono verità che pesano più delle bugie, e silenzi che fanno più rumore di qualsiasi parola #

La giornata era iniziata con un’aria strana, come se qualcosa stesse per succedere, anche se non sapevo cosa. T. ed io ci eravamo organizzati per un pomeriggio di spensieratezza, o almeno così credevo. A Nervi, lungo il lungomare, la brezza salmastra sembrava danzare intorno a noi, mischiandosi all’aroma dolce delle cialde appena sfornate di una gelateria lì accanto.

Eravamo in fila, io con un piede mezzo fuori dal negozio, osservavo il mare increspato e il cielo che si faceva più scuro, come se volesse custodire un segreto. T. mi guardava con quell’intensità che a volte mi faceva sentire a disagio, come se potesse leggermi dentro. Quando finalmente ci siamo seduti con i nostri gelati, il mio un mix improbabile di cioccolato e limone, il suo pistacchio e fragola, lui ha abbassato la voce.
«Alice, tu… sei gelosa di me e di lei?».

Per un attimo, ho sentito il mondo fermarsi. Il rumore delle onde, il chiacchiericcio intorno, tutto si è dissolto. E in quella pausa silenziosa, ho sentito il mio cuore reagire. Era una domanda semplice, ma in quel momento mi sembrava l’equivalente di un terremoto. La risposta è uscita dalla mia bocca più veloce del mio pensiero. «No! Assolutamente no!» L’ho detto quasi ridendo, con una sicurezza che non mi apparteneva. Eppure dentro, qualcosa si è spezzato.

T. ha distolto lo sguardo per un attimo, e in quel movimento ho intravisto una delusione che non voleva mostrarmi. Mi sono sentita come una bambina sorpresa a mentire, ma troppo orgogliosa per ammetterlo. Il sapore dolce-acido del gelato era diventato insopportabile, una metafora perfetta del nodo che avevo in gola. Ci siamo alzati poco dopo, camminando senza una meta precisa. Il cielo si era tinto di un arancione malinconico, e il mare rifletteva quella stessa inquietudine. Ho continuato a parlare, a scherzare, a riempire i silenzi, ma dentro c’era una battaglia.

Perché avevo mentito? Non era per lui, non del tutto. Era per me. Per proteggermi. Per evitare di essere vulnerabile. Era più facile ridere e negare, che ammettere di provare qualcosa che non avrei dovuto provare. Quando siamo tornati indietro, il profumo del mare mi ha colpita di nuovo, mescolandosi all’odore di salsedine e frittelle in una malinconia perfetta. Mi sono fermata un attimo, osservando il riflesso delle luci sul mare scuro. Quanti segreti può nascondere un riflesso?

Mi sono chiesta se fosse giusto essere sempre sinceri. Se la verità, cruda e diretta, fosse davvero la strada migliore. Forse avrebbe apprezzato la mia onestà, o forse avrebbe spezzato ciò che ancora ci legava. Ma mentire a me stessa? Mentire a lui? Non ci sono risposte facili.


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