Sospesa tra silenzio e verità
Posted on July 31st, 2006 at 2:12 PM | Tags: Memoria | 0 CommentsNon c’è libertà senza ascolto, senza fermarsi, senza sentire il battito che siamo davvero #
Luglio 2006. È un caldo asfissiante che ti avvolge, come una coperta di fuoco che ti costringe a rimanere immobile, a pensare ad ogni gesto. Le strade sono vuote, la città respira a fatica, ma io, nonostante tutto, resto. Il silenzio che mi circonda non è vuoto: è pieno di domande. Domande che, da troppo tempo, non mi ero mai concessa di ascoltare. Cucino. È un atto meccanico, il solito. Eppure, in questa notte che sembra infinita, ogni gesto è diverso. La cipolla che soffrigge nella padella è un odore pungente, dolce e amaro allo stesso tempo. L’aria di casa si mescola con il profumo acuto dell’olio, che schizza appena nel fuoco. L’intensità dell’aroma si mischia al caldo che sale dall’asfalto, come un ricordo di mondi lontani, eppure così vicini. L’odore che si fa strada nelle narici è come il bisogno di respirare, di trovare un senso in questa immobilità forzata. Ma come posso respirare in un mondo che mi toglie l’aria? Forse non si può, penso. Forse la risposta è nel fermarsi.
Guardo fuori dalla finestra. Il cielo è privo di nuvole, solo stelle, ma la loro luce è così distante. Ogni stella è come un pensiero irraggiungibile. «Chi le guarda davvero?». La risposta non arriva, ma la domanda non si stacca. Lo spazio tra le stelle mi ricorda lo spazio che c’è tra me e il mondo, tra chi sono e chi gli altri credono che io debba essere. Sospesa. Come le stelle, che vedo brillare ma che non riuscirò mai a toccare. Poi, mi accorgo di quanto sia stato difficile ammettere che, forse, il mio malessere non era dovuto all’esterno. Era un dolore interno, una fitta che non passava mai. Mi ritrovo a scrivere, a liberarmi, a osservare i miei pensieri e a farli danzare sulla carta. Ogni parola è un atto di ribellione contro la monotonia di giorni che si confondono uno nell’altro. Scrivere è l’unica cosa che mi fa sentire viva, che mi fa sentire in controllo, anche quando tutto il resto sembra sfuggire.
Rileggo quello che ho scritto. C’è un sorriso amaro sulla mia faccia, perché finalmente capisco: ogni riflessione è un piccolo passo verso la consapevolezza, ma anche verso la verità. La verità che non voglio sentire. Ma che devo ascoltare, se voglio davvero vivere. Non c’è crescita senza confronto, senza svelare la polvere nascosta sotto il tappeto. E ora il tappeto è sollevato, e io vedo. In questa estate che mi costringe a fermarmi, a rimanere con me stessa, mi rendo conto di quanto sia stato facile perdermi nei rumori della vita. Il silenzio, adesso, è tutto ciò che mi serve. Il silenzio per sentire il battito del mio cuore. La domanda che mi pongo ora, che non troverà risposta in un soffio, è: «Quante volte ho lasciato che fossero gli altri a decidere chi ero?» Quante altre, come questa, ne dovrò affrontare prima di dire basta?
Sospesa tra ciò che ero e ciò che sarò, non posso fare altro che continuare a guardare il cielo, a scrivere. E forse, un giorno, troverò la risposta che cerco. O forse non troverò nulla, perché in fondo, è la ricerca stessa a essere più importante di ciò che trovo. La domanda rimane, sospesa come le stelle. In questo momento di quiete, in cui non c’è risposta, mi chiedo: «Cosa succede quando smettiamo di inseguire e iniziamo finalmente a guardare?»
Remember me,
Eclipse