Posted on April 11th, 2004 at 12:00 PM | Tags: Rinascita | 38 Comments
Certe mattine arrivano come una ferita che non sanguina, ma pulsa. Ti svegli e non sai se sei ancora viva o solo intrappolata in un corpo che fa finta di esserlo. Il sole filtra piano tra le tende, disegna linee sottili sulla parete scrostata della cucina, e tu lo guardi senza sapere se lo odi o se ti salva. È così che comincia, ogni volta, il pensiero della rinascita. Non come un inno sacro, non come una preghiera sussurrata tra i banchi vuoti di una chiesa dimenticata. Ma come un urlo sommesso che si fa spazio tra il profumo del caffè e l’odore stanco delle arance tagliate a metà sul tavolo. Le arance, con quella loro carne umida e sanguigna, sembrano il cuore di qualcosa che ho perduto. Il coltello le ha divise come certe parole dividono la carne dall’anima. E io respiro quel profumo come se fosse un’esca, una via d’uscita dal gelo che mi porto addosso. Non so cosa significhi credere davvero, ma so cosa vuol dire doverlo fare per restare a galla. So cosa vuol dire cercare una resurrezione che non è promessa, ma necessità. Il cucchiaino sbatte contro la ceramica con una ripetizione stanca, quasi rituale....
Posted on April 7th, 2004 at 3:30 AM | Tags: Poesia | 40 Comments
Show me the meaning of being lonely Is this the feeling I need to walk with? Tell me why I can't be there where you are There's something missing in my heart Cammino senza scarpe, con il freddo che mi sale dalle piante dei piedi e mi attraversa fino alla nuca come un sussurro che non vuole farsi dimenticare. Il pavimento sotto di me non è solo freddo: è indifferente. Come tutto, come tutti. Ogni passo che compio ha il suono di un errore che si ripete, come le parole che ripassi a memoria per paura di scordarle, anche se sai che sarebbe meglio dimenticare. Fuori piove, e non è una pioggia che lava. È una pioggia che insiste. Che non smette. Una pioggia sottile, invisibile quasi, ma presente, come certi dolori che non fanno rumore eppure ti mangiano viva. L’aria è densa, sa di vetro chiuso e di tempo immobile. Sa di assenza. Il giradischi gira piano, lo accendo come si accende una candela in una stanza buia. La voce che riempie lo spazio non è solo una melodia, è un messaggio cifrato che capisco solo io. "Show me the meaning of being lonely", sussurra, e tutto in me...
Posted on April 4th, 2004 at 3:00 AM | Tags: Memoria | 10 Comments
Milano si sveglia così, in una mattina che non ho deciso io, con la luce che squarcia le tende come se avesse un’urgenza, come se non potesse più aspettare. L’aria mi colpisce in volto come uno schiaffo dato da qualcuno che ti ama troppo per lasciarti dormire ancora. È glicine e vita. È l’odore delle cose che ritornano anche quando non le hai chiamate. Mi alzo senza capirne il motivo, come se un filo invisibile mi trascinasse fuori dal letto. Cammino scalza, sento il pavimento che ha ancora la memoria del freddo, ma è un freddo che si ritira, che cede il passo, che si arrende. Il caffè borbotta nella moka come una voce che si sveglia stanca. Ma fuori, oltre il vetro, c’è qualcosa di più forte. Il profumo dell’aria entra con violenza, si prende lo spazio, sovrasta tutto, anche le mie abitudini, anche il mio bisogno di restare ferma. Apro la finestra e non sono io a guardare il mondo: è il mondo che mi guarda, che mi inghiotte, che mi sputa fuori con una nuova pelle. Milano non è solo città. È rumore e asfalto, sì, ma oggi è anche linfa e rabbia e canto. La primavera...
Posted on April 3rd, 2004 at 1:23 PM | Tags: Algoritmi | 20 Comments
Oggi non è un giorno come gli altri, anche se fuori il cielo ha lo stesso grigio indifferente di sempre, e le nuvole sembrano disegnate da un bambino annoiato che ha smesso di credere che qualcosa possa cambiare. Eppure c’è un movimento, qualcosa che si sposta dentro di me, come un sussurro che non si lascia ignorare. La stanza è la stessa, i muri sono gli stessi, le crepe nell’intonaco raccontano storie che non ho mai voluto ascoltare fino in fondo. Ma oggi c’è un nodo che si stringe, una linea che si spezza, un silenzio che non tace più. È il mio iMac blu, il primo, quello che mi guardava con gli occhi di vetro quando tutto sembrava possibile, quando ancora credevo che bastasse premere un tasto per cambiare il mondo. Non è più il giovane leone della scrivania, non ha più la voce sicura del metallo nuovo, adesso è un animale stanco, un vecchio compagno che ha visto troppo, che ha portato sulle spalle memorie che pesano più dei giorni stessi. Non fa rumore, non protesta, ma respira a fatica, con quel ronzio intermittente che sembra un ultimo tentativo di dire: io ci sono ancora. Il vetro del...