Archive for June, 2002


Memorie di una boyscout.

Posted on June 26th, 2002 at 3:11 PM | Tags: | 18 Comments
Non so bene come iniziare. Le parole non arrivano mai subito, sono come un respiro che non si fa ancora spazio tra i pensieri. Si avvicinano, si fermano, ma non varcano mai davvero la soglia. Eppure, c’è un ricordo, uno che non riesco a lasciare andare. È una sensazione che si mescola all’aria fresca di una mattina di primavera, quando tutto era possibile e l’orizzonte sembrava non avere fine. La sensazione di correre, di sentire il vento tra i capelli, di essere più veloce del mondo. Più viva. Come se fossi una lupa, pronta ad inseguire il nulla, ma convinta che quel nulla fosse tutto. Erano tempi diversi, eppure ancora oggi quel ricordo mi sta addosso, non si è mai davvero staccato. Come una giacca che mi sta stretta, ma che mi rifiuto di togliermi. Le risate, il calore del fuoco che ci avvolgeva la sera, il rumore delle scarpe che schiacciavano le foglie secche durante le escursioni. Si vedeva il mondo in modo diverso, come se tutto fosse pieno di significato. Ogni passo, ogni parola, ogni gesto avevano un senso che oggi sfugge. Ci insegnavano a leggere i segni del cielo, a capire la direzione del vento, a riconoscere...

Il Suono di Montenapoleone

Posted on June 6th, 2002 at 11:30 PM | Tags: | 20 Comments
Oggi è stato uno di quei giorni in cui il mondo sembra sospeso, un attimo perfetto che si mescola tra il sogno e la realtà. Non è stato solo lo shopping che mi ha catturata, ma tutto il respiro della città, ogni angolo che si è stretto attorno a me, come se Milano stesse parlando attraverso le vetrine di Montenapoleone. Con Hikari, tutto è diventato più leggero, come se insieme riuscissimo a dare un ritmo diverso alla vita. La sua risata, così cristallina, si mescolava al rumore dei passi veloci, il suono dei tacchi che schioccavano sull’asfalto lucido, il fruscio della seta che scivolava tra le mani. Le vetrine luccicavano, sembravano fatte di stelle. Ogni cosa mi chiamava, come se le borse di pelle, i vestiti eleganti, le scarpe scintillanti fossero un riflesso di qualcosa che non riuscivo a raggiungere, ma che desideravo senza capire davvero il motivo. Hikari, con il suo passo elegante e l’aria da diva, sembrava avere il potere di far girare tutte le teste. Mi seguiva come un’ombra, ma non avevo bisogno di guardarla per sentire la sua presenza. Era lì, proprio accanto a me, in ogni gesto, in ogni silenzio. Ogni tanto, mi scivolava un...

Nomi Perduti, Volti Confusi

Posted on June 3rd, 2002 at 9:20 AM | Tags: | 40 Comments
C’è un momento in cui la mente inizia a confondersi. Non avviene mai come lo immagini, non c’è mai un segnale chiaro che ti avverta del cambiamento, che ti dica: «Questo è il momento, ora si inizia». Eppure accade, senza preavviso. È come una nube che si forma, che avvolge tutto senza chiedere permesso, e quando pensi di averla scacciata, quella nebbia si fa ancora più densa, più persistente. Ho sempre creduto che il nostro cervello fosse un archivio perfetto, che separasse ogni cosa con ordine. Poi, un giorno, arrivi a un punto in cui non ricordi più il nome di una persona che conosci da anni. Oppure peggio: mescoli i volti con altre immagini, quelle che non appartengono a nessuno. Quei volti, quei nomi, si intrecciano, si sovrappongono, come ombre che passano in fretta, e tu rimani lì, sospesa, tra un passato che non riesci a afferrare e un presente che non riesci a riconoscere. Non c’è nulla di più imbarazzante. Sorridi a qualcuno, mentre dentro di te c’è quel vuoto, quella ricerca che non si ferma mai. Quel sorriso che tenti di tenere fisso, sperando che il suo nome arrivi dal profondo, che il collegamento tra la sua...

Il Lento Fluire del Grigio

Posted on June 1st, 2002 at 9:40 AM | Tags: | 28 Comments
Un Weekend di Grigio e Riflessioni Tra poco la scuola chiuderà, e io sono qui, incastrata in un angolo di questa esistenza che non ha nulla di particolarmente entusiasta. Non è stata una settimana degna di nota, anzi, è stata piatta come la superficie di un lago in pieno inverno. Un’influenza ha preso il sopravvento e mi ha costretta a rinchiudermi tra quattro mura. Questo weekend, lontana dai colori e dalle risate, mi sono limitata a guardare il mondo attraverso una finestra che mi restituisce solo un grigio uniforme, sia fuori che dentro di me. Eppure, non posso negare che c'è qualcosa di quasi liberatorio in questo stato di isolamento forzato. Mi sono risparmiata la fatica di inventare scuse per eludere impegni sociali. Il mio "mi dispiace, ho l'influenza, non posso uscire" suona sincero, quasi una benedizione mascherata da malattia. Resto in casa, avvolta in coperte e fazzoletti, mentre fuori il cielo è una tela uniforme di piombo. Osservo i film che mi fanno compagnia, vecchi film che sembrano rispecchiare la mia attuale condizione. Ogni scena è un riflesso di una bellezza passata, un piacere che mi sfugge tra un colpo di tosse e una sorsata di rimedio casalingo. Mi...